sabato 3 marzo 2012

"Full Moon" di E. Puddu



Punteggio 181/250  (7.2 voto)

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Mauro guardava fuori dalla finestra. Il vento soffiava freddo in quella Milano in primavera. Le luci delle auto scandivano i suoi pensieri. Distingueva solo il colore dei fari: azzurro, giallo, rosso, arancio talvolta. Ci sono delle volte in cui non puoi tornare indietro. È forse per orgoglio? C'è qualcosa dentro di te che ti guida? O forse peggio: c'è qualcosa dentro di te che ti obbliga a non tornare indietro?
Comprare un biglietto del treno, andare lontano o meglio prendere un aereo e andare nell'altro emisfero! Australia! Capelli tinti di biondo e il gioco è stato fatto!
Ma no! Un mese in prigionia. Una settimana per indagare. Tre ore per decidere e due giorni per pianificare. E il gran giorno era arrivato. Tutto arriva, prima o poi... Quasi sicuramente nessuno si era accorto di niente. Perchè insistere? Trova un lavoro all'estero! Non è poi così difficile. Tingersi i capelli, fare finta di nulla, trovare un lavoro, una casetta e tutto fila liscio. Così facile.
Di fatto, secondo Mauro, tutti fanno così. Pianificano una vita, poi le cose vanno in modi impredicibili, il nemico non ha l'aspetto di un mostro cattivo, ma ci porta sulla strada sbagliata usando l'astuzia, la seduzione, finché ci si accorge di avere perso tante possibilità. Troppe. A questo punto quel che avanza è una relazione stabile: una moglie, un'amante, una famiglia, qualcuno per cui vivere e morire. Profondo ma scontato, e purtroppo questo non andava bene. Almeno per Mauro.
Ma cosa ci può essere di così scontato nella vita di noi tutti? Una compagnia di amici, quattro ragazze e quattro ragazzi, è per esempio scontata? Mauro, Giorgio, Emanuele, Luca, Francesca, Marina, Marta e Alessandra. I primi quattro si conoscono alle scuole medie e diventano subito amici. Quei ragazzi che, oltre a studiare, giocano insieme nella squadra di pallavolo. Poi perdono tutti la testa per la stessa ragazza, girano insieme in motorino, fumano la prima sigaretta. Mauro, Giorgio e Luca avevano frequentato il liceo scientifico Marconi, mentre Emanuele aveva passato cinque anni in un istituto tecnico informatico per soli uomini! Mauro era un ragazzo normale, atletico, capelli scuri. Emanuele era piuttosto basso e in sovrappeso, il classico guru dell'informatica: qualche brufoletto, capelli un pochino unti, portamento poco ottimista, ma tutto sommato simpatico. Giorgio e Luca erano simili nella corporatura, ma mentre il primo aveva capelli ricci rossastri e occhi azzurri, il secondo era biondo con occhi castano chiaro. Al terzo anno delle scuole superiori avevano dato inizio a quel rituale estivo tanto importante, che avrebbero portato avanti fino ai tempi dell'università: le vacanze insieme!
In quarta liceo si erano aggiunte Francesca e Marta, conosciute durante le vacanze a Mikonos. Francesca si era messa insieme a Giorgio mentre Marta si era messa insieme a Luca. Tre anni più tardi Mauro aveva conosciuto Marina, con la quale condivideva un appartamento a Milano, mentre Alessandra era un acquisto della facoltà di biologia.
Da tre anni organizzavano vacanze insieme e si vedevano tutti i week end, compreso quel sabato sera di primavera in cui il vento tergeva l'aria e le stelle nel cielo sembravano più luminose. Quando il vento negli occhi te li fa lacrimare e non sai se dietro a quelle lacrime sono nascoste delle emozioni, per la vista di un cielo tanto limpido. Allora pensi a tutte le nuvole che ti hanno fatto disperare, alla foschia che ha tolto bellezza alla tua visione della volta celeste! E allora scopri che dentro di te il cielo sarà sempre limpido e terso, che le stelle saranno sempre là, luminose e luccicanti, perchè nessuna nube può essere così alta da soffocar le stelle.
Quel sabato notte, in cui si erano fermati in un parco a nord di Milano con due auto, avevano aperto un baule da cui avevano preso alcune birre. Mauro ne aprì una e Giorgio, lesto, gliela porto via dalle mani. Due sorsi e la birra era quasi finita. - sei un vampiro! - disse Mauro sorridente. Queste furono le sue ultime parole per tutta la serata. Prese la bottiglia da Giorgio e bevve l'ultimo sorso, quindi guardò nella bottiglia come se fosse un cannocchiale: Giorgio, Marina, Marta...tutti quanti. Poi sollevò lo sguardo e guardò in direzione della Luna, piena, luminosa. Luna che appariva dal fondo della bottiglia, sfocata e verde, quando all'improvviso, il fondo della bottiglia sparì e la Luna divenne limpida. Un solo dettaglio, la Luna era diventata grigia, anzi in bianco e nero per l'esattezza. In compenso gli odori erano diventati tanti, e suoni si erano aggiunti alle sue orecchie: poteva udire suoni tanto gravi e tanto acuti che nessun uomo avrebbe mai sentito. Mentre si accorgeva di tutti questi cambiamenti fu preso dal gelo dentro di sé, un freddo glaciale che partì da dentro le sue viscere e dalla colonna vertebrale, per propagare verso l'esterno fino alle sue dita. Marta si avvicinò e chiese cosa stesse accadendo, gli mise dolcemente un braccio attorno alla spalla. Con un ampio movimento rapido del braccio destro Mauro la colpi alla testa, che scomparve rotolando dietro a dei cespugli. Marta decapitata cadeva in ginocchio, mentre il sangue che sgorgava dal suo collo le tingeva tutti i vestiti. Spaventato Giorgiò si mise a urlare, ma prima ancora che potesse fare un solo passo, Mauro gli era addosso e con un morso gli spezzava il collo. Ci sono pietre che conservano la stessa forma da anni; protette dagli agenti atmosferici sono tali e quali erano il giorno della loro creazione. Così sembravano i visi di Marina, Manuele, Luca e Francesca. Scapparono tutti in direzioni diverse. Marina e Luca salirono in macchina e partirono, ma veloce come il vento Mauro fu sul tetto dell'auto, che scoperchiò con facilità; presa dalla paura Marina sbandò e finì contro un albero. Manuele prese da terra un tubo d'acciaio, probabilmente di quelli usati per il gas. Mauro gli si fece contro e si trovò la sbarra scagliata con violenza tra mascella e mandibola. Gli fu sufficiente serrare i denti per spezzarla come se fosse una liquirizia. La sua mano sinistra entrò dal basso verso l'alto nel ventre di Manuele, passando per l'intestino, lo stomaco, il polmone sinistro, il cuore, che sentì battere tra le dita per qualche secondo, prima di stritolarlo. Gli occhi di Manuele si spalancarono ed emise un respiro, poi si accasciò sul braccio di Mauro, finchè questi lo lasciò cadere, prima di leccarsi le dita. Manuele cadde e dietro di lui rimasero solo le urla di Francesca, le sue lacrime, i suoi occhi terrorizzati e infine il suo sangue, abbondante, a fiotti, nella sua bocca. Una bava abbondante e maleodorante gli colava giù per il collo, fino a terra. Nuvole di fiato, grandi quanto boccate di sigaretta, uscivano calde dalla sua bocca. Lunghi peli coprivano il suo corpo. Bianchissime zanne risplendevano sotto la Luna.
Fu allora che una nuvoletta, piccola e nera, una sola, rotonda, grande giusto quanto serviva per coprire la Luna si mosse verso il nostro satellite. Mauro riprese a respirare normalmente e il suo corpo tornò caldo. Tornarono i colori e sparirono i rumori. Lui era come prima, tranne per il fatto che aveva ucciso cinque amici e se lo ricordava bene. Non erano ricordi strutturati, ma flash di violenza e liberazione, di fame e sete appagati per qualche istante. Di dolore e piacere. Il sapore della carne e del sangue! Sapori diversi di persone diverse! Ma il piacere spariva piano piano e rimaneva solo il dolore. Dalla bocca di Mauro uscì un urlo lancinante, portatore di un messaggio di strazio ben più pungente rispetto alle ultime urla dei suoi amici! Corse piangendo fino al fiume e ci si buttò senza pensarci, sperando di annegare in fretta. Poi il buio.
Mauro tornò un momento alla realtà e guardò nuovamente fuori dalla finestra. Le luci delle auto scandivano i suoi battiti cardiaci. Ogni tanto cambiavano colore, dal giallo all'azzurro alogeno all'arancio di una freccia. Avevano un effetto dolce, ipnotico, ma nello stesso momento lo tenevano sveglio. Una luce particolarmente abbagliante gli ricordò la barella su cui si era svegliato. Quanto tempo era passato dal massacro? Quindici minuti? Alcuni giorni? Era completamente nudo e rasato. Non un pelo sul suo corpo, né barba né capelli. Delle grosse manette lo tenevano bloccato. L'ambiente era freddo e sterile, ma più che la stanza di un ospedale gli dava l'impressione di un mix tra uno studio dentistico e il laboratorio di uno scienziato pazzo. Al suo braccio sinistro vide un tubicino che portava a una flebo, dalla quale il liquido verde scuro scendeva goccia dopo goccia. Sul petto aveva elettrodi per l'elettrocardiogramma, al dito indice della mano sinistra un sensore, un altro sensore al piede destro e altri due elettrodi alle tempie. Si sentiva lento e intontito, come quando si ha una febbre alta o si è estremamente stanchi dopo un'estenuante attività fisica. I suoi muscoli erano deboli e fuori dal controllo. Provò a parlare, ma le sue parole erano impastate.

La forte lampada al neon sul soffitto gli illuminava fastidiosamente il viso. Di fronte a sé, dal lato dei piedi, c'era la porta, bianca, con una strana serratura, probabilmente elettronica. Su un tavolo al suo lato destro vi erano diversi strumenti, adatti più a una falegnameria che a un ospedale. Un rumore di ingranaggi annunciò l'aprirsi della porta; Mauro alzò istintivamente la testa e vide, all'esterno, una guardia con un fucile sulla spalla. Entrarono nell'ordine un infermiere alto, robusto e senza capelli, e una dottoressa sulla cinquantina, dall'aria asettica e sterile. Sarebbero potuti essere due robot, poca era l'umanità che trasmettevano. La dottoressa guardò l'orologio e passò oltre Mauro, che intuì di avere dei dispositivi dietro la sua testa. Sentì scrivere su un foglio, schiacciare dei pulsanti e qualche bip. La dottoressa si avvicinò, gli spalancò gli occhi, gli introdusse un bastoncino in bocca per guardargli la gola e disse finalmente: - tutto bene Mauro? -. Il fatto che sapesse il suo nome lo sollevò, anche se non si può pensare che fosse felice. Con un alito di voce rispose:-Sì grazie-. La dottoressa, molto freddamente e sicura di sé, chiese cosa ricordasse degli ultimi eventi. Mauro fu preso dal terrore, da come gli si poteva leggere negli occhi e affermò, a fatica, di avere ricordi strani. La dottoressa prese un appunto sul quaderno che teneva in mano e uscì voltando di fretta le spalle. L'energumeno si limitò a toccare le macchine dietro alla sua testa, come se stesse impostando da capo alcune funzioni, dopodiché uscì dalla stanza. Di nuovo il rumore di ingranaggi in movimento. Mauro pensò subito di avere fatto la cosa sbagliata. Ebbe la sensazione di non avere saputo nascondere quanto ricordava di quella notte; magari se avesse finto di non ricordare nulla, la strana dottoressa avrebbe anche pensato di liberarlo...invece ora il suo destino era segnato. Mandereste in giro qualcuno che ricorda di avere mangiato i suoi amici? E soprattutto com'era successo? Mauro chiuse gli occhi e raccolse tutti i suoi pensieri. Tornò indietro con la mente, ricordò i volti dei suoi amici, la soddisfazione a ogni morso, la velocità con cui si muoveva e l'estrema lentezza con cui si muovevano loro, automobile compresa. Ricordò il rumore dei suoi vestiti che si strappano, la sensazione pungente sulla pelle, le sue mani! Le mani! Non se n'era accorto prima, ma le sue mani avevano qualcosa di strano! Quella notte erano diventate robuste, ossute, pelose, artigliate. Incredibilmente forti, e incredibilmente forti erano anche le sue braccia, le sue gambe, la sua mandibola. Ricordò anche di essere stato colpito alla bocca da un oggetto, ma di avere provato solo un piccolo fastidio, nessun dolore. Ricordò anche che quando era sull'auto, questa aveva riflesso un'immagine distorta di lui, mostruosa, il volto del male su un corpo creato per correre, saltare, distruggere, il tutto immerso nella sensazione di benessere che ricavava dal fare ciò. Uno più uno fa due...ma se tronchi la frase a “uno più...” allora ti manca il secondo numero per trarre le tue conclusioni.
Marco tornò nuovamente alla realtà. Le auto continuavano a passare a Milano. Una dietro l'altra. Non dorme mai qui la gente? Hanno sempre qualcosa da fare? C'è qualcuno che sta aspettando la mia mossa? Stranamente i pensieri non intaccavano le sue emozioni. Si sentiva “molto zen” in questo momento. Era libero di pensare tenendo il corpo pronto ad agire. Libero di tornare a pensare a quel che successe nella clinica...
La porta del laboratorio si aprì improvvisamente! Entrò l'energumeno che prelevò da sotto la barella di Mauro una siringa gigante. Probabilmente di quelle per cavalli. Questa volta l'energumeno aveva uno strano sorriso impercettibile sul suo orribile volto di ghiaccio. Con sguardo fisso e inespressivo scartò la siringa, puntò l'ago verso l'alto e mosse il braccio sinistro in direzione di Mauro. Come in un film la porta si aprì e veloce qualcuno sparò all'infermiere con una pistola ad aria compressa. Questi si inginocchio e cadde all'istante. Senza dire parola un'infermiera dai capelli neri infilò in bocca a Mauro una decina di pastiglie e gliele cacciò in gola col dito! Mauro fu costretto a ingoiarle tutte per non soffocare. -Sbrigati- disse l'infermiera, mentre apriva tutte le manette con le chiavi. Gli fece segno di strapparsi di dosso tutte le sonde e gli elettrodi, e si premurò di togliere la corrente ai computer collegati a essi. Fai come ti dico io e ne usciremo, altrimenti sarà meglio che usi questa su noi due. Indicava la strana pistola ad aria compressa, caricata a fiale con un corto ago in punta. Mauro si alzò e fece segno di vestirsi, ma l'infermiera lo trascinò fuori dalla stanza tirandolo per il braccio sinistro. Quindi girarono a destra, percorsero un lungo corridoio e infine entrarono in uno sgabuzzino. Fuori dalla stanza in cui era imprigionato aveva visto la guardia inerme, con occhi spalancati e lingua a penzoloni: una fiala uguale a quelle della pistola dell'infermiera era conficcata nel suo collo. Nel giro di pochi istanti la mente di Mauro era tornata lucida, il corpo aveva perso il torpore e sentiva di avere ripreso il controllo di sé stesso. -Ascoltami bene-, disse a bassa voce l'infermiera, -so cos'hai passato, ma prima di chiedere qualsiasi altra cosa dobbiamo uscire di qui. L'unica via è quel condotto dell'aria che vedi lassù. Noi non possiamo arrivarci, ma se tu ti trasformi, siamo fuori.- Mauro non credette alle sue parole. Immaginò di essere in un luna park e chiese:-cosa intendi se ti trasformi?-. L'infermiera fece lo sguardo austero e con un gesto lo invitò al silenzio:-tu sei qui da oltre un mese. Hanno fatto su di te ogni tipo di esame e ora stavano per mandarti al creatore. I tuoi organi rimarranno chiusi in un congelatore per decenni se non scappiamo subito. Ho studiato questo piano per un mese intero. Ora prendi queste due pastiglie! Una ti fa restare lucido, l'altra ti trasforma nel lupo. Ti chiedo solo, fai silenzio, non emettere alcun rumore.-
La fiducia. Ti fidi quando hai la certezza, o quando la tua situazione non può peggiorare? Di chi ci si può fidare ciecamente? Di chi ci toglie le castagne dal fuoco? Ma se lo fa per poi mangiarsele? E se le pastiglie fossero avvelenate? Una sensazione che guidava Mauro: l'infermiera non poteva essere una compagnia peggiore della dottoressa e dell'energumeno. Ingoiò le due pastiglie e improvvisamente sentì sete. Conosceva già gli effetti, ma questa volta era stranamente bello. Sentì il suo corpo crescere, vide le mani diventare forti, ricoprirsi di pelo, vide l'infermiera diventare bassa e piccola...il tutto in una decina di secondi, dopo i quali si abbassò e avvicinandosi all'infermiera per nulla spaventata, le disse nell'orecchio:-come ti chiami?- e lei:-Selene, e ora apri il condotto senza fare rumore e portami con te lassù!-. Mauro, con facilità, infilò le unghie nel condotto dell'aria condizionata e ne ritagliò un buco sufficientemente largo da poterci passare. Il tutto senza fare rumore. Prese l'infermiera in braccio senza fatica e con un agile salto si infilò nel condotto. Quindi, tenendo l'infermiera al suo petto col braccio sinistro, si mosse velocemente a gattoni sul braccio destro e le gambe. Selene gli indicava la via, lui correva. In pochi minuti il condotto terminò. Erano sotto un tombino. Lei estrasse dallo zaino una tuta da operaio e gli diede una pastiglia che lo fece tornare normale. Quindi si vestì e uscirono dal tombino. Si trovarono al parco. Selene lo condusse poco lontano, dove aveva precedentemente legato due biciclette, aprì il lucchetto e insieme si recarono in un appartamento a Monza. Pedalarono per quaranta minuti prima di arrivare. Poi salirono le scale, entrarono e Selene scoppiò in lacrime per il nervoso. L'appartamento aveva l'impressione di essere stato affittato da poco. Aveva tutto l'occorrente infatti, ma nulla era stato usato di recente, e nulla era nuovo. Inoltre, non dava l'idea di avere un arredamento personalizzato. Mauro chiese a Selene:-raccontami tutto- e lei con voce tremula iniziò.
Un ricordo nel ricordo nel ricordo nel ricordo...quanti mondi ci sono dentro a un mondo? Mauro ora guardava le auto passare. Sentiva il respiro di Selene provenire dalla camera da letto. Era passata una settimana da quando erano giunti nell'appartamento, ma a lui sembrava meno di un giorno, quel giorno in cui Selene gli raccontò tutto.
-Ascolta Mauro, tu sei un licantropo, o uomo lupo se vuoi, ma sappi che non è colpa tua. Tu sei stato vittima di un esperimento, e sei stato sotto osservazione per vent'anni. Tua mamma ti portò in ospedale a due anni per un semplice controllo, e allora la dottoressa Maria Pastello fece degli esami sul tuo sangue e pensò che saresti stato la persona giusta per ospitare la bestia, ma qualcosa andò storto. Nonostante i falsi vaccini per l'allergia, le false cure per polmonite a otto anni, l'appendicite a dieci, il braccio rotto a dodici, gli esami e nuove cure per la squadra di nuoto a quindici, tu non ti trasformavi. E allora qualcuno pensò di rinunciare a te. Ti avrebbero eliminato col tempo, un altro incidente per mettere fine a un errore sperimentale.- Mauro non riuscì a credere! La sua vita era sempre stata sotto il controllo di una dottoressa? Ogni incidente, malattia, era servito per inoculargli chissà quali sostanze chimiche che avrebbero potuto trasformarlo! E quanti altri avevano subito lo stesso trattamento? E chi finanziava questa ricerca? E la clinica in cui si era trovato? Selene raccontò tutto:-è un esperimento che va avanti da anni! Tu sei l'ultimo della tua generazione, ma è stato messo a punto un nuovo metodo più efficace del precedente. Nuovi bambini verranno trattati tra due settimane. Quelli della tua età sono stati eliminati. Tu ormai non ti saresti dovuto trasformare, secondo la dottoressa Pastello, ma qualcosa è andato storto quella notte, qualcosa che ti ha risvegliato-. Mauro chiese:-come avviene la trasformazione? E perché la Luna?- Selene allora rispose:-la trasformazione avviene tramite una seconda proteina che si assume in pastiglie. La Luna non saprei, è leggenda, questa è scienza, a meno che già secoli fa...ma non so dirti di più. Tu ti sei trasformato nel momento sbagliato ed è successo che...- ho ucciso i miei amici!-rispose Mauro e scoppiò in un pianto profondo e lungo. Selene lo abbracciò e lo strinse a sé.
Nel giro di qualche ora la trasformazione era diventata controllabile. Mauro riusciva a trasformarsi in licantropo, ma soprattutto a restare sé stesso nella mente. Si trasformò una cinquantina di volte il giorno successivo, cercando di studiare tutte le sensazioni ed emozioni che provava. Per esempio notò che di fronte a un dubbio nasceva spontanea e genuina la soluzione, riusciva a sentire rumori da chilometri di distanza, a sentire odori mai sentiti prima, quali il puzzo di olio esausto che invadeva Milano, coperto solo dall'odore di smog. -Perché un'infermiera come te? E come hai fatto?- Non sono un'infermiera, ma l'aiutante della dottoressa Pastello! L'ho aiutata nella ricerca molecolare, ma mi ha tenuto al nascosto di tutto. Non ho sopportato quello che stava accadendo, quando l'ho scoperto, e allora ho finto di essere interessata, ho ficcato il naso nel posto giusto ed eccomi qui. Questo appartamento l'ho affittato due giorni fa sotto falso nome. Ti ho salvato, ma ora dobbiamo scappare lontano. - Chi c'è dietro a tutto questo? - Un'associazione che crea armi per i militari. A cosa serve un fucile se posso darti un licantropo? Resistente, veloce, acuto. Il tutto nascosto da un'azienda farmaceutica capace di farti venire allergie a dieci anni, partendo da una pastiglia quando ne hai due. Questa non è la scienza che volevo io. Io non volevo fare lo scienziato, volevo semplicemente aiutare gli altri!- Queste parole colpirono profondamente Mauro. I suoi occhi, il suo cuore si ammorbidirono, pensò ai suoi amici e ai futuri bambini lupo – quanti altri laboratori ci sono al mondo? - Nessun altro - rispose Selene - questo è l'unico, e settimana prossima tutti i responsabili saranno qui per definire il prossimo piano di ricerca.- Stai scherzando! – disse Mauro – possiamo eliminarli tutti in un colpo solo allora? - Selene rispose – c'è una possibilità, se mi ascolti attentamente!-. Passarono i giorni successiva a pianificare, e ora era giunto il momento di agire!
Le auto continuavano a passare. I fari gialli, blu, qualche volta arancioni. Selene abbracciò Mauro da dietro – Non dormi?- È difficile dormire – rispose Mauro, - quel che facciamo oggi può salvare tante vite, non possiamo permetterci di sbagliare! Partiamo subito Selene!- Lei lo baciò a lungo sulla bocca, poi sulla guancia e disse una sola parola: - Andiamo!-.
Giunsero al laboratorio a piedi, anzi, Selene in groppa a Mauro. Saltarono la rete velocemente. Selene aveva studiato bene i sistemi di sicurezza e senza margine di errore, Mauro si muoveva solo nei punti ciechi delle telecamere! Giunsero all'ingresso del magazzino. Mauro aprì uno squarcio nella saracinesca ed entrarono. A questo punto la fase più assurda. Mauro, come un cane alla ricerca, scavò per un metro nel cemento armato fino a un condotto dell'aria. Impiegò meno di tre minuti. In un attimo si ripetè la scena della fuga. Questa volta però l'obiettivo era un altro: scendere nei sotterranei, prelevare tanto materiale esplosivo da fare esplodere tutta la struttura, guardie, infermieri, medici e dirigenti compresi. Non c'era nessuno che si potesse dichiarare ignaro o innocente. Selene aveva fatto bene i conti. Il lavoro fu più facile del previsto, o meglio lo fu perché nulla può fermare un licantropo e uno scienziato, quando lavorano insieme! Soprattutto se i due sono uniti da un unico scopo e da un sentimento nascente d'amore.
In meno di un'ora era tutto pronto. Accesero la miccia e tornarono all'esterno. Poco oltre la rete che circondava la struttura Mauro guardò Selene negli occhi – perdonami, ma devo ancora fare una cosa! - Selene strabuzzò i suoi! - Cosa pensi di fare? Abbiamo vinto, scappiamo! - Non posso! – rispose Mauro – Devo avere più risposte! Aspettami qui, sarò di ritorno! - Fermo – replicò Selene in lacrime, ma Mauro era già sparito.
La stanza della dottoressa Pastello era al quinto piano; Mauro vi si arrampicò e vi entrò tagliando il vetro con i suoi artigli. - Ti stavo aspettando!- Disse la voce della dottoressa all'improvviso! - Sapevo che eri sveglia – replicò Mauro – non puoi nasconderti ai miei sensi. Sento anche l'odore dell'argento nella tua pistola, hai per caso anche un paletto di frassino? - La dottoressa scoppiò a ridere:- ho già chiamato le guardie, non c'è scampo per te! Il progetto andrà avanti! Tu sei solo un prototipo, un fallimento! Non sei la mia creatura! La mia creatura sarà ben più abile, capace, intelligente! Cosa me ne faccio di un cane? Io voglio dare vita a quella perfezione che solo una mente come la mia è in grado di immaginare!- ed esplose un colpo. Mauro cadde, colpito a una coscia. La dottoressa aveva gli occhi spalancati e parlava con la lingua fuori dalla bocca! Disse quanto si era impegnata e che sarebbe riuscita a trasformare questa razza di uomini fragili e stupidi, in esseri forti, intelligenti e decisi...praticamente schiavi. Entrarono tre guardie e puntarono i fucili contro Mauro. Lui chiuse gli occhi e alzò il volto. Pensò a Selene, l'unica cosa bella che gli fosse capitata nell' ultima settimana, forse la più bella della vita. Pensò che tutto era tanto assurdo che avrebbe potuto risvegliarsi in Paradiso con Selene, o che sarebbe stato un fantasma al suo fianco, o che si sarebbe reincarnato insieme a lei. Pensò a lei tanto intensamente che credette che Selene potesse sentirlo. Mauro si trasformò in uomo, non voleva morire da licantropo. Sapeva che prima che la sua mente potesse concludere pensieri sensati sarebbe morto. Disse solo – ti amo -.
Bum! Bum! Bum! Il rumore terribile di un'esplosione! Le tre guardie erano sotto il soffitto, crollato sul pavimento della stanza, la dottoressa era stesa a terra con il braccio sinistro incastrato sotto un muro. Mauro era miracolosamente illeso. Forse in questo mondo assurdo, qualcosa di giusto può ancora succedere! Mauro si ritrasformò in licantropo, la sua coscia era già guarita. - Tu non sei mia madre - disse alla dottoressa – hai provato ad adottarmi, ma io non ti voglio, ti rinnego e ripudio, per te non provo nulla, nemmeno odio, semplicemente non esisti! - La dottoressa urlò dalla rabbia: - torna! Tu sei mio, mioooo! Portami viaaaaa!- Mauro era già tra le braccia di Selene. La ragazza aveva passato i dieci minuti di maggior tensione della sua vita. - Non farlo mai più! Prometti!- disse Selene. Mauro la guardò e disse: - Andiamo.- La prese in spalla e corsero via attraverso il parco. Sullo sfondo, l'edificio della clinica in fiamme, di un fuoco strano, rosso di rabbia, a tratti azzurro: chissà quali sostanze chimiche bruciavano. Quando arrivarono i vigili del fuoco non trovarono tracce di alcunché. Il fuoco scaturito dagli agenti chimici esplosivi era tanto caldo da avere consumato completamente i corpi e tutti i resti umani dei precedenti licantropi. Restavano solo i fucili delle guardie, ma le pallottole speciali si erano fuse e disperse nel pavimento. Mauro era solo, non avrebbe avuto altri “fratelli”.
Il giorno dopo un aereo partì da Malpensa per Bangkok. Il laboratorio, i vecchi amici, erano ricordi, belli e brutti. Ora vivono sulla spiaggia, gestiscono un piccolo ristorante e frequentano, una volta al mese, i Full Moon Party!

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