Quando
ho accettato questo lavoro mi hanno detto che avrei avuto a che fare
con ogni genere di creatura: troll, folletti, elfi, chiromanti,
sirene e via dicendo. Ma nessuno mi aveva preparato a tutto questo.
Mi
chiamo Selene e sono una strega, ma ho la peculiare capacità di
prevedere il futuro. Mia nonna diceva sempre che ho ereditato questo
potere dalla nostra antenata: la Sibilla Cumana. Non so se questo sia
vero o no, quello che è certo è che la mia vita non è stata
affatto facile. Fin da piccola venivo emarginata dagli altri. A
nessuno piaceva avere affianco qualcuno, che avrebbe potuto prevedere
il giorno della propria morte. Per non parlare poi di quelle
terrificanti visioni che mi tormentavano giorno e notte. Non tutte
erano brutte, ma la maggior parte di esse mi facevano accapponare la
pelle. Ed io non potevo né arrestarle né controllarle. Venivano
così da sole, quando pareva loro.
La
mia infanzia e la mia adolescenza non furono quindi delle migliori.
Io però non ero mai stata una di quelle che si lasciava abbattere
così facilmente. Così rimboccandomi le maniche decisi di sfruttare
questa mia capacità per qualcosa di utile. Mi iscrissi all’Accademia
per la Protezione delle Creature Magiche e dopo quattro anni di
studio entrai a far parte della Polizia Segreta della Comunità
Magica di Roma nel settore omicidi. Mi avevano sempre affascinato
quegli scagnozzi, che si prodigavano a mantenere celata l’esistenza
della magia agli occhi degli esseri umani. Ed in una città come Roma
c’era davvero molto bisogno di questo.
All’interno
del mio lavoro il mio potere risultò essere assai vantaggioso.
Risolsi numerosi casi grazie alle visioni e questo mi fece avanzare
di carriera. Ma tutto quello che avevo visto fino a quel momento, non
era nulla in confronto a quello che stavo per affrontare. Era un
martedì di novembre ed io mi trovavo nell’obitorio dell’Accademia.
Davanti a me era stata posta su una lettiga la salma di un fauno. Il
dottore, che l’aveva riesumato dalla sua cassa n.37 per svolgere
l’autopsia, stava di fronte a me con il suo camice bianco e i suoi
guanti di gomma. Insoliti vesti per un centauro.
<<
Salve a te Catreo! Che cosa abbiamo qui oggi ? >>, gli disse
salutandolo.
Lui
rispose con il suo solito profondo e pacato tono di voce: <<
Ciao Selene! E’ bello rivederti. A quanto sembra abbiamo un altro
caso di suicidio oggi.>>.
<<
Ma è il quarto in un mese ?! Cosa hanno intenzione di fare le
creature magiche di questa città ? Vogliono ammazzarsi tutte quante
?! >>.
<<
Può anche essere ! Comunque quello che abbiamo qui è Silvano
Buonora. Un personaggio eminente e benestante tra i suoi simili. E’
stato trovato sulla rotaie della stazione Tiburtina. Deve essere
stato investito da un treno. Gli agenti hanno dovuto farsi in quattro
per non far scoprire il corpo agli umani.>>.
<<
E cosa pensi che lo abbia spinto a buttarsi sulla ferrovia ? >>.
<<
E’ quello che mi stavo chiedendo anche io. Comunque il colpo è
stato fatale. Il convoglio l’ha preso in pieno. Non vedi come il
petto è stato dilaniato dalle ruote del mezzo ? Eppure nonostante
questo nulla è stato in grado di togliergli quell’espressione di
paura che ha disegnata sul volto. Ogni volta che lo osservo, mi
sembra di star a guardare un demone proveniente dagli inferi.>>.
Il
fauno aveva il viso completamente sfigurato dal terrore. Anche le
altre vittime ( un folletto, un elfo e una ninfa ) erano passate a
miglior vita con la stessa orrenda maschera. Era come se nell’istante
prima di morire qualcosa di terribile le avesse spaventate e poi la
morte avesse congelato il loro sgomento. Inoltre i decessi erano
avvenuti tutti a tarda notte. I corpi erano stati infatti ritrovati
con ancora indosso le vestaglie per dormire.
<<
Tutta questa storia non mi piace.>>, aggiunsi dopo qualche
istante, << C’è qualcosa che non quadra.>>.
<<
Beh in un primo momento non sembrerebbe.>>, replicò Catreo, <<
Nessuno di questi morti aveva un legame tra di loro, che possa far
germogliare in noi qualche dubbio >>.
<<
Sì ma avevano una vita agita. Perché mai avrebbero dovuto porre
fine alla loro esistenza ? >>.
<<
Ed allora cosa credi che ci sia sotto ? Non starai forse pensando che
ci sia un omicida dietro a tutto questo ?! >>.
<<
Perché non potrebbe essere così ?>>, sentenziai decisa.
<<
Perché è un’assurdità, Selene! Non hai prove per dimostrare una
cosa simile. Ne tanto meno hai avuto ancora visioni a riguardo, che
possano giustificare le tue ipotesi.>>.
<<
Lo so! E questo non sai quanto sia snervante. Ma pensaci bene … >>,
e mi interruppi. Uno strano e fresco odore di muschio, mescolato
all’acre puzzo della decomposizione, colpì i miei sensi. Ed
all’improvviso la mia vista si annebbiò. Persi l’equilibrio,
mentre il mondo intorno a me si tingeva di nero. Poi mi apparve
l’immagine sfocata di uno stretto vicolo. Tutto ad un tratto si era
fatto notte intorno. L’aria riecheggiava dell’ansimare di
qualcuno che stava correndo. Sembrava starmi con il fiato sul collo e
non voleva lasciarmi andare. Io stessa non potevo dividermi da lui.
Tentai di sfuggirgli, ma invano. Eravamo come una cosa sola. Vedevo
attraverso i suoi occhi.
Svoltammo
così a sinistra e discendemmo delle scale. C’era qualcosa di
terrificante alle nostre spalle che ci stava inseguendo. Non riuscivo
a vederlo, ma ne avvertivo l’agghiacciante presenza.
Improvvisamente
la mia visuale cambiò e mi ritrovai di fronte all’orrendo mostro
che ci stava dando la caccia. Non aveva mai visto nulla di simile.
Era una bestia enorme dal possente corpo leonino e dalle grandi ali
d’aquila. Due teste partivano dal busto muscoloso: quella di un
leone maschio e quella di una minacciosa capra. Invece una squamosa
coda sibilava nell’oscurità. Gridai allora con un agonizzante
voce maschile: << Ti prego! Vattene! Vattene! Lasciami
stare.>>. Ma la creatura saltò verso di me ed io caddi
all’indietro. Tentai di rialzarmi, quando il suono di un treno in
arrivo mi trafisse i timpani. La luce accecante dei fari mi avvolse e
poi ridivenne improvvisamente di nuovo tutto nero.
Un
istante più tardi venni ricondotta alla realtà dalla voce di Catreo
che mi stava chiamando.
<<
Selene! Selene! Rispondimi! Per favore, rispondimi! >>, urlò
preoccupato per farmi rinvenire.
<<
C-catreo ?! >>, sussurrai.
Il
medico centauro emise un sospiro di sollievo poi aggiunse, mentre mi
aiutava ad alzarmi: << Stai … stai bene ? Che cosa è
successo ? Hai appena avuto una visione, non è vero ?! >>.
<<
S-sì! >>, risposi nel tentativo di focalizzarmi su quanto era
appena accaduto. Poi dissi: << Per tutto l’oro dei folletti!
Catreo … h-ho appena visto come … come è morto il fauno. >>.
<<
Che cosa ?! >>, i suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
<<
Egli non si è buttato spontaneamente sotto il treno. E’ stato
spinto … dal … dal
suo
assassino.>>.
<<
Ma non è possibile ?! >>.
<<
Sì invece! E’ stata … è stata una chimera ad ucciderlo.>>.
<<
Una chimera ?! Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo, Selene ?
Le chimere sono delle creature del mondo dei sogni. Non possono
esistere nella nostra dimensione.>>.
Non
feci caso alle sue parole e mi diressi verso l’uscita: <<
Vieni non abbiamo tempo da perdere.>>.
Catreo
si tolse velocemente guanti e camice, ed indossando la sua giacca
marrone mi seguì.
_
<<
Fammi capire bene, Selene! Tu vorresti che ti dia la possibilità di
aprire un’indagine su una serie di inutili suicidi ? >>,
disse Gunnar addentando prima un pezzo di pizza margherita e poi
inspirando da un grosso sigaro.
<<
Sì! Esattamente! >>, risposi io speranzosa.
<<
Scordatelo! >>, aggiunse lui di netto.
Io
lo guardai sbalordita: << Mah?! E’ dell’estrema importanza!
Ho avuto una visione in cui …>>.
<<
Me ne sbatto delle tue visioni! >>, la finezza di Gunnar era
sempre sorprendente, << Non posso autorizzarti ad aprire un
nuovo caso su degli idioti che hanno preferito il paradiso piuttosto
che questo schifo di mondo. Non ho nemmeno una stupida prova o
sospetto. Per non parlare poi dell’attenzione della stampa che mi
attirerei addosso. Non voglio quegli asfissianti e petulanti
giornalisti alla mia porta.>>.
Gunnar
Brage era il mio capo, capitano della Polizia Segreta della Comunità
Magica. Era un vecchio goblin, grasso e flaccido. I suoi antenati
nordici si erano stanziati in Italia per affari mercantili e la sua
famiglia era divenuta una tra le più importanti casate della
capitale. Perciò era stato facile per lui occupare il ruolo di
comandante. Nonostante questo aveva sempre preso seriamente il suo
lavoro ed in passato era stato uno dei migliori poliziotti in
circolazione. Le sue passioni erano il cibo e il fumo. Se ti capitava
di osservare in lontananza uno massa tonda con indosso una camicia
bianca ma sporca di sugo, potevi stare certo che si trattava proprio
di Gunnar.
<<
Lo so di non avere nulla in mano. Ma non le sembra un po’ strano
quello che sta accadendo in città in questi giorni ? >>,
replicai.
<<
Strano ?! Qualcosa di strano ?! Tesoro, le creature magiche nascono e
muoiono ogni giorno. Se stessimo veramente a controllare ogni minimo
decesso che avviene in questa città, diventeremmo pazzi.>>.
<<
Ma…! >>.
<<
Mi dispiace, Selene! >>, mi interruppe lui con un tono pacato,
<< Anche se volessi aiutarti, ho le mani legate. Sai meglio di
me che la procura non ci permetterebbe di fare nulla senza uno
stralcio di prova.>>.
Guardai
allora verso il basso affranta, corrugando la fronte. Poi mi volsi in
silenzio verso Catreo. Il mio amico centauro mi osservò accigliato
con le braccia conserte, come per dire “te
lo avevo detto!”.
Proprio in quel momento però la porta dell’ufficio di Gunnar venne
spalancata. Minos, il gigantesco minotauro, spalla destra del mio
superiore, fece un passo in avanti.
Con
la sua voce grottesca disse: << Capo! Abbiamo visite.>>.
<<
Chi altri ancora vuole rovinarmi la merenda ?! >>, rispose
Gunnar seccato. Al suono delle sue parole entrarono un giovane
ragazzo sulla ventina seguito da un mezzelfo sporco e trasandato. Il
primo era alto ed aiutante, dai capelli neri cosparsi di gel e gli
occhi chiari. Il secondo indossava una cuffia grigia dai cui
fuoriusciva dei dritti e unti capelli biondi e due orecchie a punta.
Quest’ultimo aveva inoltre le mani legate dietro la schiena.
<<
Bene bene! Cosa abbiamo qui ? >>, riprese Brage soffiando
anelli di fumo.
Minos
aggiunse indicando il bel uomo: << Questo ragazzo dice di
essere stato derubato dalla creatura bastarda.>>.
<<
Si è così! >>, disse allora il giovane con voce sicura, <<
Stavo passeggiando tranquillamente per la strada, quando questo
lurido mezzelfo mi è saltato addosso per fregarmi la borsa. Per
fortuna sono riuscito ad arrestarlo prima che fosse troppo tardi! >>.
E mentre pronunciava le seguenti parole diede un violento calcio al
povero malcapitato. Il mezzelfo gemette per il dolore. Era comune
incontrare quelli della sua specie a saccheggiare e a rubare per le
vie della città. Erano il prodotto di incroci sbagliati tra maghi ed
elfi. Nessuno delle due razze li voleva. Erano considerati esseri
inferiori, incapaci di ricreare qualsiasi incantesimo e privi del
grande dono dell’immortalità. Per questo motivo conducevano
un’esistenza immersa nel degrado e la miseria.
Gunnar
rivolse uno sguardo indifferente al sudicio ladruncolo ed aggiunse:
<< Bene! Minos portalo pure nella cella numero 5. Una notte con
Anchille, il cane a tre teste, gli farà passare la voglia di
riprovarci una seconda volta.>>.
<<
E poi ? >>, chiese l’uomo.
<<
E poi lo rilasceremo.>>.
<<
Che cosa ?! Come potete compiere una nefandezza simile ? Questo che
avete di fronte è un vero criminale! Si merita un pena esemplare per
ciò che ha fatto.>>, rispose il giovane torvo in volto.
<<
Mi dispiace, signore! Ma abbiamo fin troppi carcerati nella nostra
prigione. Non abbiamo più spazio neanche per i topi della mensa. Se
vuole può risolvermi lei il problema del sovraffollamento.>>.
<<
Questo è un oltraggio! >>.
<<
La prego! Se ne vada. Come vede abbiamo questioni più urgenti da
risolvere.>>.
<<
No! Resterò qui fin quando non avrò ottenuto ciò che voglio.>>.
<<
MINOS! >> gridò Gunnar.
Il
minotauro si avvicinò, ma l’uomo lo arrestò alzando il braccio
verso di lui: << Se oserà ancora fare un passo in avanti, le
lancerò un incantesimo che le farà passare la voglia di prendermi a
calci nel sedere!>>. Minos si fece allora bianco in volto. Se
c’era qualcosa che poteva impaurirlo quella era proprio la magia.
<<
Oh ma insomma! >>, replicò Brage, << Se ne vuole andare
sì o no ?! >>.
Il
ragazzo lo guardò accigliato, ma prima che potesse compiere qualche
altra stupidaggine, mi feci avanti cogliendo al volo l’occasione.
<<
Fermi! >>, urlai. Il giovane sembrò ascoltarmi ed abbassò il
braccio. Poi io mi rivolsi al mio capo: << Senti mi occupo io
di lui.>>.
<<
Davvero ?! >>, Gunnar mi osservò sbalordito.
<<
Sì! Compilerò un bel rapporto e butterò in gattabuglia il
mezzelfo, così che tu potrai tornare tranquillamente ai tuoi
sollazzi. A patto che però mi concedi l’opportunità di aprire una
nuova indagine.>>.
<<
Che cosa ?! Neanche tra un milione di anni! >>.
<<
Oh andiamo Gunnar! Ti sto offrendo la possibilità di toglierti senza
conseguenze una fastidiosa seccatura. Così saremmo tutti quanti
felici.>>.
Brage
mi lanciò uno sguardo torvo, tamburellando con le dite grassocce
sulla scrivania. Non poteva far altro che accettare: << Oh e va
bene! Affare fatto. Ma se troverò un solo giornalista fuori dalla
porta del mio ufficio, allora sai in un mare di guai, Selene! >>.
_
<<
Selene. In latino significa luna. Bel nome!>>, disse il giovane
stregone seduto di fronte a me.
Lo
guardai indifferente ed aggiunsi: << Sono circa 15 minuti che
stiamo discutendo sul nulla. La prego mi esponga chiaramente come
sono andati i fatti.>>.
Il
ragazzo accennò un lieve sorriso: << Ma cosa vuole altro che
le dica ? Il mezzelfo è spuntato da un vicolo. Mi ha preso il
portafoglio ed ha provato a scappare, ma io l’ho fermato. Più
chiaro di così non si può!>>.
Emisi
un sospiro di esasperazione e gli chiesi: << A che ora è
avvenuto il furto ? >>.
<<
Alle 14.30.>>.
<<
Quanto denaro aveva con se ? >>.
<<
Circa 500 euro.>>.
<<
E come mai aveva una simile somma in tasca ? >>.
<<
Sono un affittuario. Discendo da una famiglia molto ricca e sfrutto
le mie proprietà per dare casa a chi ne ha bisogno.>>.
<<
Un gesto davvero nobile! Comunque vedo che le vostre affermazioni
corrispondono alla verità. Ho avuto modo di costatare che siete
l’ultimo erede della gens Somnium o qualcosa di simile.>>,
dissi leggendo un documento posto sulla mia scrivania.
<<
Sì esattamente! Io sono Alessandro Ottaviano Massimo della gens
Somnium, ma tutti mi chiamano Alex.>>, si presentò lui mentre
un ghigno si disegnava sul suo volto.
<<
Bene! >>, risposi annotando quanto Alex stava dicendo, <<
Ed allora come ha fatto bloccare il ladro ? >>.
<<
Senta che ne dice di continuare questo discorso in una diversa sede ?
Mi piace parlare con lei, però questo posto mi sembra fin troppo
informale. Che dice di andare a prendere insieme una tazza di
cioccolata calda questo sabato pomeriggio ? >>.
Io
lo osservai sorpresa e mi immobilizzai sul posto. L’unica cosa che
fui in grado di pronunciare fu: << Come ?! >>. Non ero
abituata agli uomini che mi invitavano ad uscire. All’epoca non
conducevo molta vita sociale. Catreo apparve proprio in quel momento.
Allora doveva aver udito la nostra conversazione, poiché mi spuntò
da dietro le spalle e disse: << Lei accetta molto volentieri!
>>.
<<
Bene! >>, rispose Alex.
<<
Cosa ?! No! >>, replicai.
<<
Oh andiamo, Selene! Stai sempre a lavorare. Concediti una pausa ogni
tanto.>>, insistette Catreo. Lo osservai accigliata. Il medico
centauro aveva sempre la tendenza a ficcare il naso negli affari
degli altri.
<<
Allora è deciso.>>, intervenne Alex, << Ci troviamo alle
16.00 in punto davanti al Bar Mezza Luna.>>, ed alzandosi si
diresse verso l’uscita.
Allora
io mi voltai verso Catreo: << Ma cosa ti è venuto in mente ?
>>.
<<
Non fare quella faccia. >>, disse il centauro, <<
Sappiamo entrambi che è da sempre che desideri una cosa simile.>>.
-
Il
sole era calato da parecchie ore ormai ed io e Catreo camminavano
sulle rotaie della stazione Tiburtina avvolti dall’oscurità. Con
delle torce in mano tentavamo di farci strada nel buio. Misi una mano
in tasca e le mie dita incontrarono il mandato che Gunnar mi aveva
firmato per eseguire l’indagine. Ero soddisfatta di quello che
avevo fatto e non vedevo l’ora di risolvere la matassa di quel
mistero. In breve tempo raggiungemmo il luogo in cui era stato
trovato il cadavere del fauno.
<<
Ci siamo!>>, dissi eccitata.
<<
Perché siamo dovuti venire qui proprio di notte ? >>, affermò
Catreo irritato.
<<
Preferisci essere visto in pieno giorno da una folla di mortali ?!
>>, ribadii mentre mi chinavo a terra. Con la mia torcia
illuminai la ghiaia della ferrovia sporca di sangue. Era quello il
punto in cui Silvano Buonora era morto. Mi guardai attorno e le
immagini dell’agghiacciante visione, che avevo avuto pochi giorni
prima, tornarono alla mia mente. Tentai di scacciarle ed incominciai
ad annusare l’aria.
<<
Sento ancora quell’odore.>>, aggiunsi.
<<
L’odore di cosa ? >>, chiese il mio amico.
<<
Di muschio.>>. Provai a comprendere da dove mai venisse quel
fresco profumo, quando mi accorsi che affianco alla macchia di sangue
represso vi era un alone verde.
<<
Ecco proviene da qui! >>, dichiarai.
Catreo
si avvicinò a sua volta ed esaminò attentamente la traccia
vegetale. Dopo alcuni istanti esclamò: << Accidenti! Questo
qua è muschio selvatico appenninico della Bruma.>>.
<<
E allora ? >>.
<<
E allora ?! E’ un ingrediente fondamentale per il Distillato di
Petosiris.>>.
<<
Il distillato di chi ?! >>.
<<
Di Petosiris! E’ una sorta di pozione, che gli idioti emarginati
socialmente assumono. L’elisir dona loro l’illusione che gli
altri li considerino popolari. Ma il suo effetto è di breve durata,
perciò in molti lo richiedono costantemente. E’ considerato come
una droga, che crea un elevata dipendenza, e la sua diffusione è
vietata. Nonostante questo però parecchi spacciatori la vendono al
mercato nero.>>. Rimasi ad ascoltarlo attentamente in silenzio.
Catreo era il miglior medico legale della Comunità Magica. Sapeva
bene quello che diceva. Se non fosse stato per lui non sarei mai
entrata all’Accademia. << La domanda che dobbiamo porci a
questo punto è, perché la macchia di muschio si trova vicino al
sangue del fauno ? >>.
<<
Beh non ci vuole molto per capirlo. Silvano Buonora spendeva i suo
soldi nell’acquisto del distillato e forse non era il fauno felice
che pensavamo che fosse. >>, risposi. Feci allora un profondo
respiro ed aggiunsi: << Voglio che mi cerchi qualche
informazione riguardo la vita della nostra cara vittima. Dove andava
abitualmente, che persone frequentava. E magari chiedi a Brage di
tirare fuori qualcosa sugli spacciatori che circolano in città. Mi
occuperei personalmente della cosa, ma a causa tua ho un impegno
improrogabile.>>.
Catreo
scoppiò in una fragorosa risata: << Ma di cosa ti lamenti ?!
Ti ho offerto l’occasione di divertirti un po’. E’ tempo che tu
abbandoni questo tuo atteggiamento da stacanovista per
spassartela.>>.
<<
Se lo dici tu! Comunque sappi che la pagherai cara per tutto
questo.>>.
-
Il
Bar Mezza Luna era posto lungo la via principale del Foro, il
quartiere magico della capitale. Erano le quattro meno cinque ed io
mi trovavo già all’interno del locale. Ero solita arrivare sempre
in anticipo. Non so bene per quale motivo mi ero voluta far
immischiare in tutta quella faccenda. Non era da me. Inoltre non mi
aspettavo nulla di eclatante. Eppure ero agitata ed entusiasta come
una tredicenne al suo primo appuntamento.
Alle
16 in punto la porta del locale si aprì e Alex fece il suo ingresso
nel bar. Ci salutammo scambiandoci degli innocui sorrisi, poi lui si
sedette di fronte a me. Ordinammo due cioccolate ad una fata
cameriera ed in breve tempo fummo avvolti dal dolce odore del cacao.
<<
Lo sai che sei davvero bella con questo vestitino azzurro!>>,
mi disse.
Io
risposi mentre le mie guance diventarono rosse: << Grazie! >>.
Non avevo mai ricevuto molti complimenti. Per nascondere il mio
imbarazzo sollevai la tazza per bere la mia cioccolata. Alzai lo
sguardo verso di lui e mi persi nei suoi occhi chiari. Dei brividi
percorsero allora il mio corpo e il mio stomaco si esibì in mille
capovolte. Non sapevo bene cosa mi stesse accadendo, ma non mi
dispiaceva.
Nel
tentativo di riprendere il controllo di me stessa chiesi: << E
quindi tu saresti un mago ? >>.
<<
Diciamo di sì! Ma non ho mai messo molto in pratica i miei poteri.
Solo il minimo indispensabile.>>, spiegò Alex.
Risi:
<< Neanche io! A parte le mie visioni, non ho sviluppato altre
eccezionali capacità.>>.
<<
Ah sei una veggente! Interessante! >>, e mentre sorseggiava la
sua bevanda, mi lanciò un ammiccante sorriso.
A
disagio cercai di evitare il suo sguardo, quando l’occhio mi cadde
su un libro dalla copertina surreale, posto nella borsa a tracolla di
Alex ed appesa alla sua sedia.
<<
Wow! Non sapevo che ti piacesse “ L’Interpretazione
dei Sogni”
di Sigmond Freud ? >>, chiesi.
<<
Oh già! Orami è da qualche settimana, che lo sto leggendo. Non è
male. Sarà stato scritto da un mortale, ma lui sapeva bene quello
che diceva.>>.
Continuammo
a dialogare per ore ed ore, scoprendo cosa avevamo in comune e cosa
no. Alla cioccolata seguì poi una cena sfiziosa in uno dei
ristoranti più in del Foro. Alex poteva veramente permettersi il
meglio. Ma nonostante la sua ostentata disponibilità di liquidi fu
una serata indimenticabile. Mi sembrava di essere in un altro mondo.
Desideravo che quei momenti non finissero mai. Poi però giunse la
fine del mio forse primo ed unico appuntamento. Eravamo sotto il
portone della mio palazzo. Con sorriso a quattro denti dissi: <<
Grazie per la bellissima serata! >>.
<<
Non c’è di che! E’ stato un piacere.>>, rispose Alex.
In
quel momento i nostri occhi si incontrarono e prima che me ne
accorgessi le sue labbra si posarono sulle mie. Il suo bacio era
caldo e morbido. Era la cosa più bella che mi fosse mai capitata.
Istintivamente inserii le chiavi nella serratura ed aprii la porta.
Lui mi spinse verso l’interno ed io lo accolsi cingendolo con le
braccia. Non so come arrivammo nel mio appartamento. Tutto quello che
ricordo furono lievi sorrisi e parole sussurrate. Poi venni avvolta
dalle soffici lenzuola del mio letto e quel venne dopo fu qualcosa di
meraviglioso. Trascorsi la notte più incredibile della mia vita. Non
avrei mai pensato di incontrare una persona come lui. Mi sembrava di
poter toccare il cielo con un dito. Ma il giorno sopraggiunse troppo
velocemente. Il mio cellulare mi condusse alla realtà con un netto
squillo. Era un messaggio da parte di Catreo. Dal testo sembrava al
quanto allarmato:
Ho
condotto tutte le ricerche che mi hai chiesto. Avevi ragione. Silvano
Buonora non era il fauno benestante che pensavamo. Era soggetto a
depressione e faceva uso del Distillato di Petosiris. Ho cercato
allora qualche informazione su chi potesse avergli venduto la
pozione, e affidandomi alle indagini sugli spacciatori del Foro, ho
trovato questa foto.
Aprii
allora l’MMS che mi aveva inviato e rimasi senza parole. La foto
raffigurava il fauno deceduto consegnare una mazzetta di soldi ad un
giovane dai capelli neri e gli occhi chiari. Era Alex. Il messaggio
di Catreo si concludeva poi dicendo:
Qualunque
cosa accada, ti prego sta attenta. Sarò da te entro breve. Catreo.
Mi
alzai allora velocemente dal letto stringendo forte il telefono. Non
potevo crederci. In quel momento ogni cosa che avevo visto e sentito
giunse alla mia mente come un mare in tempesta. L’espressione di
terrore sui volti delle vittime, l’odore fresco di muschio e
l’orrenda chimera che mi aveva attaccato nella mia visione avevano
una spiegazione. Alessandro Ottaviano Massimo della gens Somnium,
detto Alex, era l’assassino.
Nello
stesso istante Alex si svegliò. Si mise a sedere sul letto dicendo:
<< Buongiorno tesoro! Ehi ma perché fai quella faccia ? Sembra
che tu abbia appena visto un fantasma!>>.
<<
Come puoi spiegarmi questo ? >> dissi cupa mostrandogli
l’immagine che lo ritraeva sul mio cellulare.
Alex
si fece scuro in volto: << Dove l’hai presa ? >>.
<<
Aguzza un po’ l’ingegno, Alex! Sono un poliziotto io.>>,
feci una pausa, << Dimmi! Da quanto tempo è che ti sei
dedicato allo spaccio di droga ? Immagino che la tua elevata
disponibilità di denaro non sia correlata alle tue fantomatiche
proprietà immobiliari.>>.
<<
Ma che brava! Complimenti veramente, Selene. Non ho mai conosciuto
ragazze sveglie come te. A quanto pare so scegliermi bene le mie
compagnie.>>, aggiunse applaudendo.
<<
Non direi proprio. Alessandro Ottaviano Massimo sei in arresto per
l’assassinio di Silvano Buonora, di altre tre creature e per lo
spaccio illegale del Distillato di Petosiris!>>, dichiarai.
<<
Dal tue parole mi fai passare per un bel cattivone! >>, rise,
<< Non hai prove per dimostrare tutto questo.>>.
<<
Mi bastano la tua foto e la mia visione per incastrarti. Ma non mi ci
vorrà molto per trovare un collegamento con gli altri apparenti
suicidi.>>.
<<
E sentiamo: come avrei fatto ad uccidere tutte questi poveri
innocenti ? >>.
<<
Semplice! Tu sei la chimera.>>. Per un istante il silenzio calò
tra noi due.
<<
Incredibile! Mi sorprendi ancora una volta.>>, aggiunse dopo
qualche attimo, << Sai in molti pensano che le chimere siano
esseri che non possono vivere nel nostro mondo. Si sbagliano e di
grosso. I mostri dei sogni non devono essere per forza delle grosse
bestie dai lunghi artigli, ma possono anche essere dei semplici umani
come me e te. Però hanno l’abilità di entrare nella testa delle
persone quando queste dormono, controllandole e plasmandole a loro
piacimento.>>.
<<
E’ in questo modo che hai ucciso anche la ninfa, l’elfo e il
folletto. Sei penetrato nelle loro menti e li hai spinti a
suicidarsi.>>.
<<
Esattamente! Silvano Buonora ed i suoi amichetti erano degli
smidollati. Nonostante avessero tutto, dicevano di non sentirsi amati
dagli altri. Così io donai loro ciò di cui avevano bisogno. Le loro
richieste divennero però sempre più esigenti, tanto che alla fine
entrarono in debito con me. Li introdussi allora nel mio mondo. Se
loro mi avessero offerto della nuova clientela, avrebbero potuto
ripagarmi di tutta la merce che avevo venduto. Ma ad un certo punto
loro decisero di non stare più al gioco. Non potevo far altro che
eliminarli. Sapevano troppo. Non mi pento di ciò che ho fatto!>>.
<<
Oh! Te ne pentirai eccome, una volta che ti avrò messo dietro le
sbarre di una prigione! >>.
<<
Non se prima io ti conduca nell’al di là! >>, e alle sue
parole la mia stanza scomparve. Venni condotta in una dimensione in
cui non si poteva distinguere il cielo dalla terra. Mi voltai verso
Alex, ma lui si scagliò verso di me nei panni della chimera. Mi
gettai di lato ed una volta in piedi corsi via. Tentai di seminarlo,
ma la bestia era fin troppo veloce. Mi guardai intorno, cercando di
capire dove fossi. Abbassai lo sguardo e mi accorsi che stavo
correndo nel vuoto. Dovevo essere all’interno della mia testa.
Alex si stava facendo burla delle mie fobie e paure. No! Non glie lo
avrei permesso. Chiusi gli occhi e provai di tornare indietro.
All’improvviso
il chiasso indistinguibile della piazza del Foro mi circondò. Mi
affacciai sul mondo e mi accorsi di essere sul bordo di un palazzo.
Mi trovavo a qualche metro di altezza. Se mi fossi spinta più avanti
sarei caduta.
<<
Selene! Sei mia. Non puoi più scappare! >>, gridò Alex alle
mie spalle con la sua voce cavernosa da chimera. Il mostro con uno
scatto felino saltò verso di me. Spaventata raccolsi alla mia destra
un tubo di ferro appuntito per difendermi. Poi sentii il peso della
bestia piombarmi addosso. Allo stesso tempo il metallo affilato
penetrò nel corpo della chimera. Sbalordita guardai la creatura in
faccia. Ma al suo posto non c’era più l’orrendo muso del
predatore di sogni. Davanti a me vidi il viso di Alex dilaniato dal
dolore. Le pupille erano spalancate a fissare il vuoto. Del sangue
fuoriuscì dalla sua bocca, mentre esalava l’ultimo respiro. Lo
osservai allibita, tentando di sostenere le sue membra. Lo ghermii
con le braccia. Il cuore mi batteva a mille. Abbassai il capo e
piansi ininterrottamente.
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