sabato 3 marzo 2012

"Valentina al tramonto" di Stefano Mangusta



Punteggio 179/250  (7.1 voto)

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Valentina stava camminando tra i palazzi, in una delle tante isole pedonali della sua zona. Aveva il
cappuccio tirato sulla testa e le cuffie nelle orecchie che sparavano i Nightwish a tutto volume.
Si era ormai fatto tardi ed il sole era da poco tramontato. Non che avesse paura: quella era la sua
zona ed era sempre stata tranquilla. E poi, in fondo, lei aveva già sedici anni, quasi diciassette.
Conosceva la strada a memoria e, solitamente, teneva il viso basso immersa nei suoi pensieri,
fissando solo il marciapiede ed immergendosi nell'oceano di pensieri che aveva dentro di se: il bel
pomeriggio passato a casa di Alessia, l'interrogazione di scienze imminente e sopratutto pensava a
Luca ... lo avrebbe rivisto ogni giorno in classe ed ogni volta era più dura, quello stronzo sembrava
diventato ancora più bello da quando l'aveva lasciata.
Valentina sospirò e, nel farlo, alzò gli occhi dal marciapiede per guardarsi attorno.
Questo cambiò la sua vita.
Proprio in quel momento e proprio in quel punto, in quella piazzola in ombra tra due palazzi, stava
passando un angelo.
"Deve essere un angelo" pensò Valentina.
Aveva i capelli neri come la notte, a boccoli che gli arrivavano poco sotto le spalle, tuttavia aveva
anche un ciuffo liscio come seta che gli copriva la fronte ed arrivava quasi a nascondere gli occhi.
Ecco: i suoi occhi ... persino da diversi metri di distanza, lei riusciva a vedere che erano lucenti,
di uno strano colore a metà tra il verde e l'azzurro. Indossava degli anfibi neri, dei jeans molto
aderenti (che rivelavano forme che Valentina squadrò con attenzione) ed un giubbotto di pelle nero, di quelli che andavano di moda nei primi anni '80.
Ma la cosa che Valentina notò principalmente era la pelle di lui, pallida come latte.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo e, per un gioco del fato burlone, una folata di vento
rimbalzò tra i palazzi e le scosse i capelli, mentre nel suo stomaco mille farfalle erano nate a
causa dei loro occhi fissi l'un sull'altro.
Lui non si fermò nemmeno per un secondo, continuò a camminare e sparì dietro il muro del piano terra di uno degli edifici. Lei affrettò il passo per raggiungere quel punto ma, arrivata al muro, vide
solo un grande spazio vuoto dove si aprivano portoni e cortili interni. Probabilmente il ragazzo più
bello del mondo era già andato altro.
D'altronde cosa si aspettava? Che lui stesse la ad aspettarla? Che idea sciocca!
Si, sciocca, ma Valentina non riuscì a togliersela dalla testa per tutta la sera. Mangiò
svogliatamente e la madre gli chiese se, per caso, non fosse colpa di Luca ... Valentina ci impiegò
qualche secondo a ricordarsi chi fosse Luca. Guardò distrattamente la tv e poi andò a letto sperando
di sognare quegli occhi che avevano il colore del cielo e di una foresta insieme.
Subito prima di addormentarsi, vide la sua collezione di libri della saga di Twilight sul comodino .
In fondo il ragazzo che lei aveva visto era innaturalmente bello e pallido quindi, in fondo, perché
non avrebbe potuto essere anche lui ...
Valentina sorrise della sua stupida idea e si addormentò.
Il giorno dopo in classe non degnò Luca nemmeno di uno sguardo (per la prima volta da sempre), cosa che inaspettatamente provocò una strana reazione: dopo la ricreazione Alessia tornò di corsa al
banco che divideva con lei, con l'aria di chi ha una notizia bomba in mano.
"Vale, indovina chi è che mi ha appena domandato se esci con qualcuno?"
"Non lo so... chi?"
"Luca! E sembrava anche geloso!"
Valentina assaporò il gusto della vendetta sulle labbra.
"Allora, c'è davvero questo qualcuno?" chiese Alessia.
"Beh ecco ... forse si"
L'amica emise un gridolino: "Davvero? Devi dirmi tutto!"
Valentina ridacchiò: "Davvero, non è qualcosa di preciso. E' solo un tizio che ho visto passare ieri
mentre tornavo da casa tua. Non credo fosse del quartiere, non l'ho visto prima".
In quel momento, il professore di storia entrò in classe con aria trafelata ed azzittì tutti i
ragazzi con un gesto della mano che tradiva un nervosismo estremo:
"Ascoltatemi attentamente perché il preside mi ha chiesto di diramare a tutti voi un comunicato del
commissariato di zona. Ieri notte è stato commesso un omicidio nel nostro quartiere, più precisamente a piazza Pecchiai. E' stata uccisa una donna di origine ucraina che si era trasferita là da poco, i suoi assassini si sono introdotti nell'appartamento con grande destrezza"
La classe, solitamente chiassosa, era ridotta al silenzio. Il professore continuò:
"La polizia non può ancora imporre un coprifuoco ma crede che dietro a tutto questo ci sia una brutta storia di scontri tra bande di criminali. Quindi vi chiede informalmente di non uscire di casa dopo il tramonto e di dare alle forze dell'ordine ogni informazione possibile".
Piazza Pecchiai ... era attaccata a casa di Alessia. Per un attimo Valentina sentì l'impulso di
telefonare al commissariato della zona per dichiarare di aver visto uno strano ragazzo che
sicuramente non era della zona e che si aggirava tra quei palazzi poche ore prima dell'omicidio. Poi
quegli occhi gli tornarono in mente, inondando il suo cuore di un folle tepore rassicurante. Non
avrebbe detto niente.
Non ci fu bisogno delle raccomandazioni della polizia. Dopo aver visto il tg, i genitori di tutti i
ragazzi del quartieri proibirono ai loro figli di uscire dopo il tramonto. Valentina era ovviamente
triste: quante serate perse! A dirla tutta, ma lei non riuscì ad ammetterlo neppure con Alessia, non
era quello il vero motivo della sua tristezza. Il ragazzo coi capelli neri chissà dov'era! La
speranza di rivederlo calava giorno dopo giorno. Quando non poteva uscire, Valentina si appostava
alla sua finestra sperando di vederlo passare la sotto ma invano. Il suo stato su facebook rimase
sempre fisso su "Valentina is sad, very very sad".
Poi, dopo una settimana in cui le indagini erano ad un punto morto, alcuni dei genitori più
coraggiosi iniziarono a far uscire i figli la sera. Dato che non gli accadeva niente di male, altri
seguirono il loro esempio. In capo a quindici giorni era tutto tornato alla normalità (e lo stato su
facebook era diventato "bentrovata libertà!").
Valentina usciva spesso, dicendo alla madre che doveva "recuperare il tempo perso". Si riprometteva solennemente che non sarebbe passata come un'ossessa attorno casa di Alessia sperando di ritrovare il misterioso ragazzo dai capelli neri ma alla fine, inevitabilmente, si ritrovava sempre a passeggiare per i cortili, le stradini ed i piani terra degli edifici dell'isola pedonale. Ascoltò l'intera discografia dei Nightwish durante tutte le ore di quelle solitarie passeggiate, stava meditando di passare ai Within Temptation quando ... vide.
Era solo il giardino interno che divideva due palazzi, pieno di aiuole e piccoli alberi, fiocamente
illuminato da pochi lampioni dato che il sole era scomparso dietro l'orizzonte da poco. Eppure, allo
stesso tempo, in quel momento a Valentina sembrava di essere capitata in un altro mondo. Un
incostante vento creava mulinelli d'aria che sollevavano le foglie da terra, un odore di antico e
dimenticato riempiva le narici di Valentina, quasi come si trovasse dentro una vecchia biblioteca.
Nelle sue orecchie, i Within Temptation avevano iniziato a suonare Memories.
Sopratutto, al centro del giardino c'erano due persone: uno era il bellissimo ragazzo che lei aveva
già visto, l'altro era uno sconosciuto. Si guardavano fissi negli occhi a pochi metri di distanza,
inconsapevoli del mondo circostante e della presenza di Valentina, con sguardi carichi di odio che si
scambiavano a vicenda.
Nonostante tutto nella mente di lei gridasse di fuggire, Valentina non riusciva a togliere gli occhi
di dosso al ragazzo. Aveva sostituito il giubbotto di pelle con un lungo trench nero ma per il resto
era vestito esattamente alla stessa maniera: il vento gli scompigliava il ciuffo di capelli color
notte sulla fronte, coprendo e mostrando ritmicamente quegli occhi sia blu che verdi in maniera
innaturale.
L'altra persona era più grande, sulla trentina, vestiva però quel look da metallaro o dark che andava
sempre più di moda tra i coetanei di Valentina. Era alto e biondo, i suoi occhi erano neri come pece,
insomma differiva in tutto e per tutto dal ragazzo che fissava con odio ... tranne per un
particolare: entrambi erano pallidi come avorio.
"Quello che è accaduto non rimarrà invendicato" disse l'uomo.
"Quello che è accaduto non è che l'inizio" rispose il ragazzo.
In quel momento, Valentina emise un rantolo di paura: non aveva visto in tutta la sua vita due
persone fissarsi con quello sguardo, inoltre le loro parole sottolineavano che tra loro stava
accadendo qualcosa di orribile. Fu solo un rantolo sommesso eppure entrambi dovevano avere un udito eccezionale perché si voltarono simultaneamente verso di lei.
Valentina sentì un brivido ghiacciato passarle lungo la schiena.
"Non qui e non ora" disse l'uomo tornando a rivolgersi al suo giovane interlocutore. Quindi si volto
e si allontanò.
Il ragazzo, invece, si avvicinò a Valentina, che era paralizzata da un misto di timore e di dolce
attesa ... "sta venendo qui da me" pensò.
E così, quando gli fu davanti, lui le sorrise mostrando denti candidi e perfetti, mentre il gelo
nella schiena di Valentina si trasformava in un brivido di piacere.
"Io mi chiamo Alexander ma tu puoi chiamarmi Alex" disse il ragazzo con una voce profonda e calda allo stesso tempo, che le fece tremare le gambe.
"Io no ... cioè io non mi chiamo Alex ... ecco io mi chiamo Valentina ma tu puoi chiamarmi Vale o
Valentina ... come vuoi, ecco" disse lei senza riuscire a capire nemmeno cosa stesse dicendo "Oddio,
devo sembrarti una completa idiota".
Lui allargò ancora di più il sorriso: "Non c'è problema, capisco. Ora, senti, ti andrebbe se ti
accompagnassi sotto casa? Si possono fare brutti incontri a quest'ora".
Il calore si era diramato in tutto il corpo di Valentina, che comprese di essere arrossita dalla
testa ai piedi.
"Certamente" rispose lei sforzandosi di risultare naturale ma senza riuscirci.
Fu una passeggiata di pochi minuti: lui non disse più nemmeno una parola e lei non riusciva nemmeno ad articolare pensieri coerenti. Per la verità a metà percorso c'era quasi riuscita ma tutti i suoi sforzi vennero resi vani quando Alex le prese la mano nella sua. Il corpo di Valentina divenne di fuoco in seguito a quel contatto determinato ma dolce allo stesso tempo, questo però non fece che
aumentare il contrasto con la pelle gelida di lui.
Arrivò sotto casa ed aprì il portone sorridendo come una scema, entrò dentro e (pur avendo la testa
colma di pensieri) riuscì solo ad articolare un "Allora buonasera, spero di rivederti presto".
Alex sorrise semplicemente mentre lei iniziava a chiudere il portone pensando con tutte le sue forze
"Ti prego, dì qualcosa!". Un secondo prima del click della serratura, il ragazzo disse "Certamente".
Il cuore di Valentina era ancora in estasi quando, diversi minuti dopo, si era cambiata e buttata sul
letto, mentre fissava il soffitto e rideva da sola come una scema.
Poi, piano piano, quel sorriso iniziò ad affievolirsi.
Era stata uccisa una donna in quella zona, una donna venuta dai paesi slavi. Alex e l'uomo si stavano fissando con odio, come se parlassero di una faida in corso. La sua pelle era cosi pallida e fredda, lo aveva incontrato sempre dopo il tramonto ... e poi era cosi innaturalmente bello. Inoltre, che razza di nome era Alexander? Sembrava un nome molto antico.
Valentina deglutì, fissando imbambolata in poster sul soffitto raffigurante Edward, Bella e Jacob.
Sembrava tutto così assurdo ... sulla sua scrivania c'era il dvd in edizione speciale di Eclipse.
Valentina ricordava bene tutta la storia della guerra tra l'esercito di neonati di Victoria ed i
Cullen.
"Che scema" pensò "Adesso vado anche a pensare di essermi ritrovata in mezzo alla faida tra due
gruppi di vampiri".
Ma la pelle di Alex era tanto fredda e tanto bianca.
Il giorno dopo fu quella che il suo professore di italiano avrebbe definito "un alba livida": un
risveglio nervoso, pieno di pensieri, in quei le pareva che tutto fosse distante e lontano. Non
avrebbe passato un'altra notte così! Avrebbe posto fine a quel dubbio assurdo in un modo o
nell'altro.
Marinò la scuola, cercando Alex in ogni strada del quartiere: se lo avesse visto di giorno
sicuramente non sarebbe stato un vampiro!
Ma la sua ricerca forsennata si concluse senza nessun risultato. Tornò a casa per pranzo senza dire una parola, chiusa nei suoi pensieri. Mangiò e fece finta di studiare, poi uscì di nuovo.
Passò tutto il pomeriggio a cercare Alex, addirittura chiedendo notizie alla comitiva delle truzze
che si riuniva vicino al centro commerciale. Tuttavia nessuna sembrava conoscerlo o sapere della sua esistenza.
Poi, come ha il vizio di fare, il tempo passò ed il sole tramontò oltre l'orizzonte. Durante tutto il
giorno non era riuscita a trovarlo: addio prova.
Valentina tornò a casa, si mise a tavola per la cena con un muso lungo tanto che la madre gli chiese
se c'erano problemi. Lei si limitò ad annuire e la madre iniziò una lunga filippica contro Luca ed il
modo in cui l'aveva trattata.
"Mamma" pensava Valentina "Se tu sapessi quanto poco mi importa di Luca ..."
Dopo il pasto, simulò abilmente una finta telefonata di Alessia che la invitava a casa sua per vedere
un film insieme. Si vestì pesante perché faceva freddo (o era lei che stava tremando?) e fece per
uscire.
"Che film vedete?" chiese allegra la madre sulla porta.
Valentina rimase interdetta ma si riprese subito: "Breaking Dawn, è uscito ora in dvd".
Un film a caso ... oppure stranamente adatto? Sicuramente il primo che gli era venuto in mente.
Camminò con passo forsennato fino all'isola pedonale dove abitava Alessia, iniziando a girare come
una matta senza meta tra quei palazzi. Nemmeno ci fece caso ma passava ripetutamente nel cortile
interno e nell'incrocio dove aveva visto Alex precedentemente.
Breaking Dawn non sarebbe durato in eterno ma lei poteva guadagnare altro tempo inventandosi
chiacchierate più o meno lunghe tra lei ed Alessia, lunghe ed importanti discussioni tra lei (team
Edward) e l'amica (team Jacob).
Era ancora impegnata a tessere mentalmente scuse credibili da raccontare alla madre quando vide
davanti a lei un'ombra familiare.
"Ti prego, Dio, fa che sia lui, ti supplico".
Alzò gli occhi.
Preghiera esaudita.
Alex era là davanti a lei "(Oh Signore ti ringrazio tanto").
"Mi cercavi?" chiese lui.
Valentina non rispose.
"Qualcosa non va?" continuò il ragazzo.
Era venuto il momento: troppe cose coincidevano.
"So cosa sei" disse Valentina tutto d'un fiato.
Alex la fissò come si guarda un film comico: "Prego?"
Valentina strinse forte i pugni fino a farsi le nocche bianche: "Sei apparso all'improvviso prima
dell'omicidio di quella donna slava, di cui la polizia non sta capendo niente. Sei pallido e la tua
pelle è fredda. Esci solo la notte. Stavi litigando con un altro pallido come te. Ed i tuoi occhi ...
sono troppo belli per essere normali".
"Felice che ti piacciano, davvero" rispose lui calmo e sorridente.
"So cosa sei" ripeté Valentina.
"Allora dillo" la incitò Alex.
"Sei ... un vampiro" disse lei.
Lui le si avvicinò con l'espressione più seria che si potesse immaginare, Valentina aveva le
ginocchia che tremavano ma non riusciva a muoversi.
Poi, arrivato a pochi millimetri dal suo viso, Alex si fermò, fissandola come un predatore fissa la
sua preda.
Quindi, di punto in bianco, si mise a ridere.
"Oddio non ci posso credere. Lo hai detto sul serio. Santo cielo ... ed io che pensavo mi avresti
semplicemente baciato! Ahahah".
Alex rideva in maniera cristallina come un bambino e, improvvisamente, Valentina si sentì molto
stupida. Oltretutto ora, lui non sembrava poi nemmeno troppo pallido.
"Allora ... vuoi dire che ..." provò a dire lei.
"Tu hai visto Twilight troppo volte. Io mi sono trasferito qui da poco tempo con la mia famiglia, mi
vedi uscire solo la sera perché la mattina sono a scuola, al liceo artistico di via Ripetta, ed il
pomeriggio sono a scuola calcio. La persona con cui mi hai visto litigare è il vice-allenatore della
squadra, che mi ha tenuto fuori dai titolari e per quello stavamo discutendo. Anche lui abita in
zona. Riguardo alla signora slava ... mi dispiace molto per lei ma non ne so niente".
Improvvisamente Valentina si sentì stupida, come quando alla lavagna non riusciva a fare nessuno
degli esercizi del professore. Ma che si era messa in testa? Forse di essere Bella Swan?
"Devo sembrarti una cretina ... scusa ..." disse.
"Sai, spesso la spiegazione più semplice è anche la migliore. Lo chiamano -principio del Rasoio di
Occam-"
"Si ecco ... ne ho sentito parlare" disse Valentina desiderosa solo di togliersi da quella
situazione.
"Se vuoi ti porto su casa e tu presento i miei genitori, cosi vedi che non siamo vampiri. Dovrai
perdonarmi però se non ho una casa grande come quella dei Cullen" continuò lui, con aria divertita.
"Io ... beh magari un'altra volta. Ora ti saluto ... magari ci si rivede" fece Valentina
completamente nel panico.
Lui sorrise: "Ma certo".
Quanto era carino! Aveva anche detto "pensavo che mi avresti baciato" e lei aveva rovinato tutto.
"Ciao" sussurrò lei tutta rossa in viso, mentre girava i tacchi e se ne andava a tutta velocità.
Alex la guardò finché non scomparve dietro un angolo. Solo allora tirò un sospiro malinconico
dicendo: "Sono sempre stato un buon giocatore di poker. Sarebbe stato davvero difficile se fosse
venuta a vedere il mio bluff".
Poi, detta queste parole, fece un passo indietro e scomparve nelle ombre dietro di lui.
Valentina corse verso casa preoccupandosi di non avere addosso gli occhi di nessuno, perché non
voleva essere vista tutta rossa e con quell'aria frastornata ed imbarazzata.
Tuttavia non poteva sapere che due occhi addosso li aveva davvero: erano quelli del pipistrello che
la seguiva volando sopra di lei.

3 commenti:

  1. niente di meglio di vampiri? troppi film vi massacrano la fantasia

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  2. beh..,però i vampiri piacciono!!!tu che suggerisci???invasione da lumache,forse?!

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