Correvo a perdifiato nella foresta, dalla mia bocca uscivano nuvolette di vapore, era veramente freddo, sentivo dei lupi in lontananza ululare, più vicini, troppo. I miei capelli che si impigliano nei rami bassi e una paura immensa di cadere e di essere sbranata. Come se la sfiga mi avesse sentito inciampo in una radice esposta, ruzzolo per un po’. Con la caviglia dolorante provo ad alzarmi ma una fitta di dolore mi fa emettere un gridolino strozzato.
Mi maledico per essere venuta qui, di notte, ma non potevo scappare di giorno, non mi sembrata una buona idea. Troppi occhi. E poi le suore se ne sarebbero accorte. Di notte era l’ideale, sgusciare dalla finestra lasciata “aperta” della mia camera, una delle poche che non avevano le sbarre. Dopotutto mi ero sempre comportata bene da quando i miei genitori mi portarono qui, anzi mi abbandonarono qui. Ricchi, e pure stronzi, non volevano una mocciosa tra i piedi. Mi portarono li in orfanotrofio che avevo circa tre anni, ora ne sono passati quattordici…
Alzo il viso, tra gli alberi intravedo la luna, bella, tonda, sono scappata con la luna piena.
Rumori, ancora gli ululati dei lupi, ancora inesorabilmente più vicini.
Lupi. Enormi. Strani. Sono tre. E si avvicinano ancora.
Un lupo grigio ulula, un altro bianco mi fissa con occhi di ghiaccio, invece il terzo piano piano si avvicina a me. Improvvisamente fa un balzo.
Mi morde, sento la mia pelle che cede hai suoi denti lunghi e affilati, un dolore inimmaginabile, poi sento improvvisamente freddo, come se il mio sangue gelasse. Il lupo bianco balza su quello bruno che mi ha azzannata, emettono dei versi, ma io non riesco a vedere nulla, ho gli occhi velati di lacrime di dolore. Inizia a girarmi la testa… Improvvisamente vedo tutto bianco, poi si fa tutto nero.
Non so quanto è passato, se un’ora o una settimana, o un mese. Mi sento gelare, poi prendere fuoco, ed è così per tutto il tempo.
- Ben alzata-
Sento questa voce morbida, apro un’ occhio e poi l’altro, davanti a me un ragazzo moro che mi fissa sorridendo, sono in una stanza spoglia, c’è solo il letto e un mobiletto piccolo, sarà perché guardandomi attorno, noto che la stanza è piccola. Un altro mobile sarebbe stato solo di ingombro. Ancora sonnecchio, avrò dormito un bel po’ dato che mi sento tutti i muscoli del corpo indolenziti, oltre alla ferita, che fa meno male di quando quel lupo mi ha morsa, e al piede non sento dolore.
- Come ti chiami?-
Lo fisso un momento e rispondo- Pandia, mi chiamo Pandia-
- Che nome strano, mai sentito-
- Deriva dalla figlia di Zeus e Selena, corrisponde alla luna piena- dico con la lingua un po’ impastata.
- Luna piena?
Sorrido divertita.
- Si, una delle poche cose che mia mamma mi disse in una lettera che aveva lasciato alle suore da darmi appena fui in grado di capire e leggere, disse, oltre che mi voleva bene e che era necessario per me e la mia vita. La notte in qui nacqui c’era la luna piena, così questo nome particolare, sei l’unico che me lo ha chiesto comunque. Di solito esclamano “wow che carino” e finisce li!-
- Chiesto cosa?
- Come mai di questo nome e luna piena-
- Ah… La gente non ama fare e farsi delle domande di solito-
- E no…-
- Come va la coscia? Non era un morso molto profondo ma comunque immagino che sia stato doloroso, poi si stava infettando, nonostante ti abbiamo medicata quasi subito, avevi il primo giorno qui quasi quaranta di febbre, poi si è abbassata fino a sparire.-
Abbasso la testa verso gamba dove il lupo mi aveva azzannata e dove mi ero fatta male inciampando.
- Beh si ma va meglio, e anche la storta già non la sento più-
- Ci credo, sei stata tre giorni interi nel letto a dormire, se non di più e nel frattempo Samuel ti ha medicata. Per la caviglia solo ghiaccio però, si vedeva che avevi preso una storta, era molto gonfia- e accenna un debole sorriso.
- Wow ho dormito così tanto?-
Mi zitto un’ attimo, c’è una domanda che mi sfiora da quando sono svegliata, innanzitutto che ci facevo lì e dove si trovava questo posto, poi chi cavolo erano loro e soprattutto se quelli erano Lupi veri! Perché erano decisamente troppo grossi, e in più sapevo che in questa zona non c’erano mai stati lupi.
- Ma posso sapere dove sono?-
- Sei in una casetta vicino al paese, al limitare del bosco …. Io sono Alex, poi c’è Samuel, il ragazzo che ti ha medicata, e poi Rob il più grande di noi, una sorta di padre/zio/ fratello maggiore.
- Ah. Ok. – ma i genitori? Mi sono chiesta, ma non era il momento ideale dunque dalla bocca genero un’altra domanda- Una cosa però mi preme sapere, i lupi che fine hanno fatto?-
- Sono… Fuggiti… si. –
Non mi sembrava molto sincero, mentre lo diceva il suo sguardo vagava in ogni direzione tranne la mia faccia.
- Senti Pandia, noi ti abbiamo trovata nel bosco a un chilometro da qui. Dove abiti? Perché eri li?
- Quante domande … Sono scappata dalle suore, odio quel posto, mi sentivo in gabbia-
- Cioè quanti chilometri ti sei fatta? Da qui sono 10 chilometri di distanza!-
- Sono scappata quando la luna si vedeva all’orizzonte, esattamente non so l’ora! Ma sicuramente avrò camminato per ore. Il primo pezzo ho costeggiato la strada stando però nel bosco, ma poi ho sentito gli ululati dei lupi e… Beh mi sono persa.-
- Ok ok ne riparleremo poi, è mattina e avrai fame aspetta un’ attimo che ti faccio portare la colazione-
Ed esce dalla porta.
Mi guardo le mani, i miei pensieri vorticano nel cervello come tanti uccelli impazziti. Molte domande a cui dare una risposta, la prima era sicuramente la più importante, che razza di lupi erano? Grandi, anzi enormi, quasi il doppio di un lupo normale.
Dei passi, bussano alla porta, apre un ragazzo, anzi un’ uomo, moro, con una corporatura a prima vista da frequentatore di palestra. Si avvicina me e mi appoggia un vassoio con del latte e caffè biscotti, spremuta e fette biscottate con burro e marmellata. Sento il mio stomaco brontolare dalla fame, immersa nei miei pensieri non avevo fatto molto caso alla fame che mi ritrovavo.
- Un pancia brontola qua è?! Non sapendo cosa preferivi ho fatto un menù un po’ misto, goditi la colazione-
- Grazie mille, tu sei Rob vero? Mi piacciono tutte e due i modi, anche colazione all’inglese! Volevo sapere se possibile…-
- Pandia, ha detto Alex che questo è il tuo nome. Si sono Rob. Ora mangia e riposati ancora, ci sarà modo e tempo per parlare. Appena ne sarai in grado e sarai guarita. Promesso!-
E anche lui se ne va.
Era più di una settimana che ero lì, Samuel mi aveva avvisata che i carabinieri e polizia mi stavano cercando, mi sarei stupita del contrario, le suore avranno chiamato i miei genitori che avranno chiamato la polizia, ma che sicuramente non si saranno neanche presi il pensiero di venire fin qui a cercarmi, dopotutto sono una figlia indesiderata, chissà forse avranno pensato che è meglio così. Ma per il momento potevo ancora stare. Stamani mi aveva parlato dicendo che ora stavo bene, ero guarita, anche se sarebbe rimasta una cicatrice nella coscia e che Rob voleva parlarmi a pranzo di alcune cose importanti, forse ora avrei ricevuto risposte alle mie domande.
Finito di sistemare la mia camera vado in cucina da Rob.
- Che profumino qua in cucina, cos’è?-
- Riso con polpette e fagioli piccanti, ricetta strana ma veramente squisita- lo dice con la bocca tirata su in un angolo, del tipo “ti sfido, vedrai che ti piacerà”.
- E se non dovesse piacermi?- dico con un sorriso.
- Ti mordo.- lo dice con uno sguardo serio poi sorride e dice- ok chiama gli altri due, il pranzo è pronto, tu sei guarita ed è giunto il momento di sapere alcune cose. Sono importanti per te.-
Salgo le scale e mi affretto a bussare alla loro porta, senza aprire gli urlo che è pronto e di scendere, torno giù, metto le ultime cose in tavola e mi siedo, dopo poco tempo scendono Samuel e Alex , così io servo da mangiare a tutti. Osservo Rob mangiare con calma, troppa, poi lo vedo girare gli occhi verso di me e sospirare, poi dalla bocca un piccolo sorriso triste.
- Volevo parlarti mentre si mangia, così forse non fuggirai urlando che siamo dei pazzi, che non ci credi e che te ne vuoi andare subito.-
- Dopo quello che avete fatto per me? Impossibile!-
- No cara Pandia, la colpa è mia, ma per farti capire devo raccontarti una storia-
- Ok va bene-
- Rob- sussurra Alex- vacci cauto ok? Non la sconvolgere più di tanto-
- Tranquillo- chiude gli occhi per un attimo- ok iniziamo. Anni fa ci fu un incidente, chiamiamolo, di caccia, dove un mio grande amico rimase ucciso da un colpo di fucile. Tuo padre sparò il colpo. Potevo “capirlo” perché non sparò ad un corpo umano, ma ad un corpo di lupo. La visibilità di notte è scarsa, ed ancora oggi mi chiedo perché era lì a quell’ora di notte. -
- Avevi come amico… un lupo?- esclamo io meravigliata.
- Aspetta non ho finito. Io ero lì, anche io sotto forma di lupo. Vidi tutta la scena, tutte le notti la vedo. Tuo padre che spara, il mio amico che i trasforma in uomo, l’incredulità negli occhi di tuo padre e la promessa fatta da Paul e il mio ruolo in essa. Quando tuo padre scappò io lo rincorsi con tutta la mia capacità di essere quasi invisibile per non farmi sentire ne vedere. Mi portò a casa tua. Poi da lì mi diressi nel bosco-
- Rob la tua storia non ha senso, cioè tu cosa saresti? Un lupo mannaro?-
Scoppio a ridere di gusto ma gli altri mi guardano con aria scocciata e grave così smetto subito.
- Dopo qualche anno ti incontrai fuori in una notte di luna piena per morderti, la promessa era che io avrei dovuto trasformarti in una di noi, non ci riuscii però, ed i tuoi genitori ti portarono via, fino a qualche settimana fa, quando io ti morsi. Riconobbi il tuo odore da lontano. Ora la storia la sai- e chiude di nuovo gli occhi e si tiene la testa con la mano.
Lo fisso incredula e spaesata, cosa? Uomini-lupo e promesse da mantenere, ed io ero stata morsa, da cosa? Un lupo mannaro? Roba da non crederci.
- Dunque io ora sarei una di voi?
- Si Pandia. Una di noi. Grazie al mio morso sei un lupo mannaro. La tua prima trasformazione sarà quella dove soffrirai di più. A tempo ti diremo ciò che devi sapere. Hai domande?-
Rimango senza parole, il mio cervello è come bloccato, non riesco a formulare ne parole ne domande nulla. Rimango semplicemente ferma, immobile.
I ragazzi escono dalla cucina e mi lasciano sola con la loro “rivelazione”, a pensare. Fuori è freddo e da poco aveva preso a nevicare e dalla finestra si vedono i fiocchi candidi di neve scendere leggeri, in una morbida danza. Sposto la sedia e mi metto davanti al camino che scoppietta allegro, ma il mio umore era l’opposto, nero, mi sento a terra, non riesco a digerire la cosa, cioè i lupi mannari esistono ed i sono stata morsa da uno di loro per… Vendetta. Mancano due, e dico due, settimane alla luna piena e alla mia prima trasformazione, la più dolorosa secondo gli altri.
Una lacrima mi attraversa il viso, mi sento arrabbiata, depressa, nauseata anche, insomma dentro di me c’è un’ uragano di sentimenti che vorticano senza sosta.
Alex davanti a me, con i suoi occhi tristi mi guarda, nessuna parola, nessun sussurro, semplicemente mi abbraccia, e se ne va lasciandomi di nuovo sola.
Dopo circa un’ora arriva Samuel, mi fissa e mi dice:
- lo so che sei un po’ sconvolta. Io quando mi trasformai la prima volta addirittura scappai di casa. -
- cosa ti è successo? Racconta, forse così digerisco la cosa un po’ meglio- lo guardo supplichevole.
- Semplicemente una sera tardi, ero davanti alla veranda di casa mia, un lupo mi balzò addosso e mi morse al braccio. Poi da come se ne era venuto se ne andò. Per la mia prima trasformazione ero del tutto spaesato, non avevo idea di cosa stava succedendo. I miei genitori non c’erano, mi trasformai e scappai, naturalmente non tornai mai più, conobbi Rob mentre ero lupo e rimasi con lui. Una cosa simile anche ad Alex, ma lui era un ragazzo senza casa ne famiglia, per lui è stato più facile. Insomma ora sai brevemente la nostra storia.-
Ero sorpresa, Samuel che parlava di loro. Ora però avevo un po’ meno paura, forse la sua storia non era così diversa dalla mia e questo un po’ mi rincuorava. La mia famiglia mi aveva abbandonata, ora capisco anche il perché, la paura di essere morsa li ha portati a lasciarmi là dalle suore, in orfanotrofio, anche se alcune cose mi sono poco chiare, ma a tempo debito farò le mie domanda a chi di dovere.
Luna piena.
Sentivo ogni mio osso, muscolo, tendine, tutto il mio corpo scricchiolava, si contorceva, cambiava forma. Il mio sangue sembrava ghiaccio. Per me durò quasi una giornata, forse più. In realtà passarono solo pochi minuti.
Finita la dolorosa trasformazione rimango ferma e ululo alla luna, con uno scatto corro, corro e corro fino a fermarmi vicino ad un ruscello calmo e placido in mezzo al bosco. Mi specchio, la mia curiosità è forte. Il mio corpo trasformato in lupo, un lupo beige, occhi d’orati .
Quel lupo sono io.
Sento degli ululati in lontananza, gli altri mi stanno chiamando, rispondo. Poco dopo me li trovo vicino che mi guardano, vogliono andare a caccia con me, rendermi partecipe e farmi sentire parte del branco, non è una gerarchia da lupi normali, qui ognuno mangia quando vuole e caccia quando ne ha voglia. Non ci sono lupi Alfa. Solo uomini trasformati in lupi. Che pensano come uomini, ma si comportano da lupi.
Il lupo bianco si avvicina e mi dà una leccata al naso, poi gli altri con uno scatto iniziano a correre e li seguiamo.
Si va a caccia.
L’alba arriva placida e tranquilla, il sole si alza con lentezza. Mi ritrasformo di nuovo, da lupo a uomo, ancora dolore, tanto.
Finito mi dirigo verso la porta correndo, ero a pochi passi da casa, apro e corro in camera mia, afferro i primi vestiti che trovo e li infilo, poi vado in cucina e mi preparo qualcosa da mettere sotto i denti per tutti, sarebbero arrivati anche gli altri a breve. Non sono brava cucinare, ma i panini e i toast sono facili da preparare, l’importante per ora è mettere qualcosa sotto i denti.
Apro lo scaffale in alto dove c’è il pane, poi prendo la roba dal frigo e inizio a farcire i toast e ne infilo due nel tostapane, e continuo a farne altri, compresi panini semplici.
Sento la porta aprirsi e Samuel spunta, seguito ruota da Alex e da Rob. Finisco i panini e ne faccio tostare altri due, poi ne afferro uno e lo addento, gli altri li porgo a loro.
- Allora Pan ti è piaciuta l’esperienza?- mi chiede Alex- sicuramente si. – e sorride.
- Oh si, soprattutto la mia caccia maldestra a quella lepre- e rido- andata a buca per di più.-
- E gli altri scoppiano a ridere.
Mi alzo un po’ intontita, scendo giù per preparare la colazione ma all’improvviso un’idea, come una lampadina che si accende, semplice e coincisa, l’importante era non farsi vedere. Andare da Suor Maura a parlarle, a chiedere se lei sapeva qualcosa. Ormai la mia prima trasformazione era fatta, e qualche giorno era passato.
Scrivo e lascio un biglietto per i ragazzi spara al tavolo con scritto dove andavo, prendo la bicicletta sul retro e mi avvio. In una ventina di minuti, anche qualcosa in più, eccomi arrivata ma non posso presentarmi csì all’improvviso dopo un mese circa dalla mia scomparsa. Aspetterò Suor Maura che esce per la sua solita passeggiata, se non ricordo male la f sempre verso quest’ora. Infatti dopo circa dieci minuti la vedo uscire, e sbuco piano fuori dal mio nascondiglio, si fa per dire.
- Suor Maura- bisbiglio- Suor Maura- un po’ più forte.
- O santo cielo Pandia, sei tu?!-
- Si,devo parlarle dei miei genitori-
Mi guarda con aria triste e ci incamminiamo nel sentiero che porta nel bosco.
-Pandia, carissima bambina, per farla breve, i tuoi genitori ti lasciarono qua dandomi solo a me delle spiegazioni. Ma all’epoca non potevo crederci, era assurdo… - Continua a guardarmi fisso con aria grave- dicevano che prima del tuo concepimento avevano sofferto molto perché non riuscivano ad avere un bambino, poi quasi diciotto anni fa riuscirono ad averti, fu una gioia immensa. Qualche giorno prima però tuo padre uccise, non posso neanche crederci, non ci credo, ancora oggi faccio fatica… Un uomo lupo-
Sgrano gli occhi e dico- Aspetti Suor Maura, lei mi sta dicendo cosa?-
- Bambina aspetta che finisco la storia, poi deciderai tu se crederci o no. Dicevo, uccise un lupo durante una battuta di caccia, si trasformò letteralmente in un uomo. Si avvicinò, prima di spirare l’uomo gli sussurrò “ pagherai per questo, il tuo primogenito sarà dannato a vivere come noi, un altro lupo ti seguirà”, poi spirò. Un mese dopo circa scoprirono che tua madre era incinta. Come ben si tu nacqui con la luna piena, e per i primi due anni tutto andò bene, e tuo padre si dimenticò della chiamiamola “promessa”, ma il giorno del tuo terzo compleanno, tua madre ti lasciò in giardino, c’era la luna piena, e li un lupo, enorme, provò a morderti. Per non farla molto lunga, ti portarono qui per impedirti di essere trasformata.-
Suor Maura mi guarda con aria addolorata, lei sapeva il perché ero stata abbandonata qui, per tutti questi anni non mi ha mai confessato il perché. La verità mi bruciava dentro, rabbia e incredulità si mischiavano come in un cocktail.
- Lei lo sa che orami è troppo tardi verrò? Una parte già la sapevo, mi mancava la versione dei miei genitori. Ora che la so posso dirle Suora che il mio posto non è più qui!-
- Aspetta, mi sento in dovere di dirtelo. Per tutti questi anni ho avuto delle corrispondenze con i tuoi genitori, in realtà loro non potevano venire a cercarti, qui in orfanotrofio da regolamento, mai io ho voluto, essendo loro vivi, fargli sapere come stavi, perlomeno. Ma purtroppo un anno fa sono letteralmente scomparsi, dopo mesi di silenzio ho cercato informazioni, erano in svizzera ma non so altro.-
Rimango in silenzio qualche secondo per assimilare le informazioni
- Dunque loro, da regolamento non potevano venire a trovarmi… ok… Si spiegano molte cose. –
- Sei ancora minorenne, fino hai tuoi diciotto anni sei sotto la mia custodia, devi tornare.-
- Suora, sono orfana a tutti gli effetti, e un lupo mannaro, sono stata morsa il giorno della mia fuga, praticamente è stato tutto inutile, farò ciò che voglio anche se la ringrazio molto per ciò che ha fatto per me in questi anni. Addio Suor Maura-
- Ok cercherò di darti una mano, tanto tra due mesetti compirai gli anni, ti coprirò Pandia. Addio buona fortuna.-
Il sole sta tramontando, le sfumature dei suoi colori all’orizzonte sono stupendi, giallo, oro, arancione, rosso, rosa e danno un senso di pace. Ormai sono passati giorni e stanotte ci sarà un’altra luna piena, ed io mi trasformerò di nuovo, la mia vita dal mese scorso è così, una doppia vita tra realtà e magia, e dove la luna piena nella mia vita era solo una coincidenza e da quella coincidenza il mio nome, altri scelsero il mio destino, quello che sarei diventata, scelsero la mia vita, ma alla fine non è poi del tutto un male, essere un lupo mannaro.
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