giovedì 5 gennaio 2012

Dracula e i vampiri



Il termine "vampiro" divenne popolare solo agli inizi del XVIII secolo, in seguito all'influenza delle superstizioni presenti nell'Europa dell'est e nei Balcani, dove le leggende sui vampiri erano molto diffuse.
L'esatta etimologia del termine vampiro non è chiara. Tuttavia, è ragionevole pensare che possa derivare dal serbo вампир/vampir e che sia successivamente passato al tedesco vampir, al francese vampyre, all'inglese vampire (la cui prima apparizione del termine nell'Oxford English Dictionary risale al 1734) e all'italiano vampiro.
Un'altra teoria, meno popolare, sostiene che il termine slavo derivi dal turco ubyr, che significa "strega". In russo antico, il vampiro è detto inoltre Упирь (Upir').
Il concetto di vampirismo esiste da millenni; culture come quella mesopotamica, ebraica, greca e romana concepirono demoni e spiriti che possono essere considerati precursori dei moderni vampiri. Ad ogni modo, nonostante la presenza di creature simili ai vampiri in queste antiche civiltà, il folklore sui vampiri così come lo conosciamo oggi si è originato esclusivamente nell'Europa dell'est quando i miti della tradizione orale di numerosi gruppi etnici vennero messi per iscritto e pubblicati.
Nella maggior parte dei casi, i vampiri sono creature malvagie, redivive, vittime suicide o streghe, ma possono anche essere cadaveri posseduti da spiriti malevoli o umani trasformati dopo essere stati morsi da altri vampiri.



Nonostante sia difficile dare un'unica, definitiva descrizione del vampiro folkloristico, vi sono tuttavia alcuni elementi che sono comuni a molte leggende europee. I vampiri erano generalmente descritti come gonfi, con una carnagione scura, o sanguigna; queste caratteristiche erano spesso attribuite alla nutrizione a base di sangue.
Il vampiro, nella sua tomba, tendeva a perdere sangue dalla bocca e dal naso, mentre il suo occhio sinistro rimaneva spesso aperto. Veniva seppellito rivestito con un telo di lino, e i suoi denti, capelli e unghie continuavano a crescere dopo la morte.
Oggetti apotropaici in grado di scacciare entità redivive sono molto diffusi nel folklore sui vampiri. L'aglio è un classico esempio, ma si dice che anche la rosa selvatica e il biancospino siano dannosi nei confronti dei vampiri. In Europa, inoltre, si credeva che spargere semi di senape sul tetto di una casa li avrebbe tenuti lontani.
Altri oggetti esorcizzanti potevano essere ad esempio crocifissi, rosari o acqua santa. Si dice che i vampiri non siano in grado di camminare su un terreno consacrato, come quelli di chiese e templi o attraversare acqua corrente (come quella dei fiumi).
Anche gli specchi venivano usati per allontanare i vampiri, ad esempio posizionandone uno sulla porta d'ingresso (secondo alcune culture, i vampiri non possono riflettersi e talvolta non proiettano la propria ombra, forse per via della mancanza dell'anima). Secondo altre superstizioni, non possono entrare dentro un’abitazione privata senza essere stati invitati prima dal proprietario.
Uno dei più conosciuti metodi per uccidere un vampiro è impalarlo, specialmente nella cultura slava. In Russia e negli stati Baltici si preferiva il legno di frassino, in Serbia quello di biancospino, e quello di quercia in Slesia.
Potenziali vampiri venivano spesso impalati attraverso il cuore, ad eccezione di Russia e Germania, dove venivano impalati attraverso la bocca, e della Serbia, dove venivano impalati attraverso lo stomaco. Bucare la pelle del petto era un modo per "sgonfiare" i vampiri (ritenuti più "gonfi" degli umani); i cadaveri venivano talvolta seppelliti con oggetti pungenti, di modo che se il corpo si fosse trasformato in vampiro (e quindi gonfiato), gli oggetti lo avrebbero bucato e sgonfiato.
La decapitazione era il metodo più usato in Germania e nelle aree slave dell'ovest, con la testa seppellita tra i piedi, dietro le natiche o lontano dal corpo, di modo che l'anima non si attardasse nella sua dipartita indugiando nel corpo terreno. Talvolta la testa, il corpo o i vestiti di un vampiro venivano inchiodati al terreno, per prevenire la rinascita.
I nomadi schiacciavano aghi di acciaio o di ferro nel cuore dei cadaveri e infilavano pezzi di ferro nella bocca, sugli occhi, nelle orecchie e tra le dita nel momento della sepoltura. A volte mettevano del biancospino in una calza del defunto o trafiggevano le sue gambe con un paletto di legno.



DRACULA DI BRAM STOKER

A Bram Stoker va il merito di aver inventato la figura del vampiro più famoso di tutti i tempi, seguito da una miriade di imitazioni, centinaia di libri, film e telefilm, e una nutrita schiera di fans.
La struttura del romanzo si presenta come una sorta di epistolario, ma in realtà è molto più di questo. L’intricato intreccio di diari, lettere, biglietti e telegrammi fa sì che ogni personaggio del libro contribuisca alla vicenda, delineando la narrazione a più voci che è tipica dell’età moderna.
Tramite le varie voci, comprendiamo come ciascuno dei personaggi si accosti al vampiro, da Mina a Jonathan, da Van Helsing a Lucy.
Le vicende si svolgono in determinate località e vengono narrate dai protagonisti.

LOCALITA’ PRINCIPALI IN “DRACULA”

  1. Transilvania. Viaggio verso il castello di Dracula. Il castello. Narratore: Jonathan Harker (diario).
  2. Inghilterra, Whitby. Casa di Lucy Westenra. Cimitero. Narratrici: Lucy Westenra e Mina Murray (diari e lettere).
  3. Inghilterra, Carfax. Clinica per malattie mentali del dottor Seward. Tane del vampiro. Narratori: John Seward (diario); Mina Murray (diario); Jonathan Harker (diario).
  4. Transilvania, castello di Dracula. Viaggio verso il castello di Dracula. Il castello. Narratori: Mina Murray (diario); Jonathan Harker (diario); John Seward (diario); Abraham Van Helsing (memorandum).

MAGGIORI SIMILITUDINI TRA BRAM STOKER E IL SUO ROMANZO:

  1. Abraham è il nome di battesimo dell’autore, lo stesso nome del professor Van Helsing nel romanzo.
  2. Per le sue ricerche, Stoker si affidò a un suo amico, Arminius Vambery, docente di lingue orientali all’università di Budapest. Arminius è il nome dell’amico ungherese di Van Helsing.
  3. Anche Stoker, come Jonathan Harker, supera gli esami per diventare avvocato.
  4. La casa di Lucy è a The Crescent, al n.15 era nato Stoker.
  5. La madre di Stoker, attivista sociale e femminista, potrebbe averlo influenzato, nella stesura delle lettere di Mina e Lucy.
  6. Nella tradizione irlandese il numero 50 rappresenta l’infinito; 50 sono le casse portate dal conte in Inghilterra.
  7. Nella mitologia irlandese la farfalla rappresenta la vita eterna. Secondo una famosa leggenda, una dea venne trasformata in farfalla, la sua voce divenne melodica e incantatrice, e i suoi occhi rossi e vibranti nell’oscurità (caratteristiche che hanno le “spose” di Dracula). Mosche e farfalle sono il cibo di Renfield, paziente psicotico del dottor Seward.


ALCUNI PASSI DEL ROMANZO “DRACULA” DI BRAM STOKER:

«Benvenuto nella mia casa. Entrate liberamente. E andatevene sano e salvo, lasciando qui un po’ della felicità che portate con voi!»
(Dracula a Jonathan Harker)

«Io giacevo immobile, guardando attraverso le ciglia, in un’agonia di deliziosa anticipazione. La fanciulla bionda si è fatta avanti chinandosi su di me tanto che ne sentivo il respiro sul volto. Aveva qualcosa di dolce, odore di miele, e faceva fremere come la sua voce, ma quel dolce aveva un fondo acre, la stessa ripugnanza dell’odore del sangue.»
(Jonathan davanti alle spose di Dracula)

«Perché è una parte di questa terribile storia, una parte della morte della povera Lucy, con tutto quello che l’ha provocata. Perché nella lotta che ci attende per poter liberare la terra da questo terribile mostro, tutti noi dobbiamo avere tutta la conoscenza e tutto l’aiuto che possiamo ottenere.»
(Il dottor Seward a Mina Murray)

«Stanotte provo una pace meravigliosa e una sensazione di riposo. È come se la sua presenza minacciosa fosse stata allontanata da me. Forse… Il mio pensiero non si è completato, non poteva esserlo: specchiandomi, sulla mia fronte ho scorto il marchio rosso. E ho capito di essere ancora impura.»
(Mina Murray)

«Avevo cercato in tutte le tombe dalla cappella, per quanto sapevo. E, dal momento che la notte prima eravamo stati circondati solamente da tre di questi Non-Morti, ho dedotto che non dovevano essere lì più altri Non-Morti attivi. C’era una grande tomba, più maestosa di altre. Era molto grande e di eleganti proporzioni. Su di essa c’era solo una parola: DRACULA.»
(Memorandum di Abraham Van Helsing)

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