mercoledì 29 febbraio 2012

"Flore" di Monica Portiero






 
Punteggio 167/250  (6.6 voto)

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Seguendo lo schema del rituale, aveva posto tutte e cinque le candele bianche sul pavimento di marmo chiaro.
Ora formavano un pentagramma. Bene.
Si passò la lingua nervosamente sulle labbra morbide a cuoricino e se questo le dava l’espressione da Fantozzi, come amava sempre dirle sua madre, pazienza!
Nella stanza da letto rosa, l’atmosfera era ovattata, la stessa che c’era prima di un temporale. Cupa, oscura e piena d’attesa. A luce spenta,il chiarore che proveniva dalla finestre faceva rilucere i poster di Johnny Depp nella penombra e il mitico attore-pirata, sogghignava spietato.
Flore, espressione assorta, si mise al centro del pentagramma.
Aveva indossato sui soliti jeans e maglietta,una lunga veste bianca (anch’essa parte integrante del rito).
In realtà era un’enorme camicia da notte della nonna ,presa “in prestito” dal suo armadio,i cui bordi si raccoglievano miseramente in terra e le davano un’aria da clown. Meno male che non la vedeva nessuno!
Bionda e concentrata allargò le braccia a formare una croce simbolica e chiuse gli occhi. Sperava di ricordare l’incantesimo!Nel manuale della “Strega Moderna”non lo aveva trovato.
Per riuscire nella magia, doveva solo accendere le candele con la mente.
Facile!Diamine, per una come lei era niente! Ecco … Un attimo ancora …. Ci siamo! Aprì un occhio azzurro, poi l’altro … Nooo! Perchè?!
Erano anni che non usava più magie, da quando glieli avevano tolti per l’esattezza. Ma era passato tanto tempo … ora dovevano ritornare!Ne aveva bisogno!
Era arrabbiata.
Nessuna fiammella guizzante all’orizzonte! Avvilita, abbassò le braccia, che le facevano male ,come se avesse sollevato i pesi in palestra.
Dal salotto arrivava la voce monotona del presentatore di una trasmissione storica, uno di quei documentari che suo nonno, sordo come una campana, ascoltava a tutto volume.
Che nervi!
Come diavolo poteva fare una magia con tutto quel chiasso!
I suoi occhi lampeggiarono azzurro liquido. La tivù si spense!
Udì il nonno agitarsi per la stanza e dato che c’era, sigillò con la mente la porta della propria camera e tolse la corrente a tutto lo stabile. Oh!Finalmente!Un po’ di pace!
Doveva accendere quelle benedette candele!
Tutta colpa di sua madre!E della sua punizione del cavolo! Neanche fosse una bambina!
In questa vita, Flore aveva diciotto anni, anche se la sua vera età si era persa nei secoli. Da quando era rinata in quella famiglia di maghi che si nascondevano dagli umani, per colpa di una punizione a tutto il Mondo della Magia da parte dell’Altissimo (cui e qualcuno aveva pensato di far saltare i nervi con le sue intemperanze) la sua vita era uno schifo!
E la Famiglia, le aveva inflitto un castigo esemplare, togliendole in un solo colpo tutti i suoi poteri.
Si concentrò nuovamente. Allargò le braccia. Si spremette le meningi.
Fuoco, vieni a me!
Niente. Le candele la fissarono immote. Giurò che le avrebbe mangiate se non si fossero accese all’istante!
A sopracciglia aggrottate, l’aria arcigna , lo sguardo di fuoco, riprese di nuovo la posizione.
Sentì, sollevata, il proprio corpo crepitare. Bene! L’energia affluiva dentro di lei.
Fuoco” chiamò.
Nella piccola stanza, mentre lei teneva gli occhi ben chiusi, i mobili si sollevarono e cominciarono a vorticare pericolosamente.
Il vortice d’aria freddissima che la investì, la fece starnutire. I mobili tornarono al loro posto e lei nemmeno si accorse che si erano spostati.
Aprì di nuovo gli occhi e fissò irata, quelle maledettissime candele.
I suoi ricci biondi e le lentiggini sembrano raddrizzarsi verso l’alto!
Arg!!!Picchiò con forza i piedi sul pavimento con la voglia di piangere.
Per la stizza diede un energico calcio alle colpevoli, che rotolarono tristi e ferite (le candele avevano un’anima), in giro per la stanza e marciò a lunghi passi verso la cucina.
La sua “famiglia” o meglio i “Custodi”, vivevano in un appartamento di uno stabile al primo piano di un palazzo fiorentino che si trovava a Scandicci. Lì dentro faceva sempre freddo e le tubature dell’acqua erano spesso guaste, ma almeno la gente non faceva caso a loro Avrebbero anche potuto ballare nudi al plenilunio!e non se ne sarebbe accorto nessuno.
-Mamma!- piagnucolò ancor prima di mettere piede in cucina dove la ” Mamma Custode” stava allegramente cucinando con la mente, un bel piatto di spaghetti alla carbonara.
Infatti, la donna altissima e mora dall’aspetto laccato di un’ordinata segretaria d’azienda, si limitava a controllare ogni tanto i fornelli, posando uno sguardo annoiato, sull’ultramoderna cucina color acciaio, dove pentole e posate, si affannavano per proprio conto guidate nei loro compiti da una leggera brezza.
Al suo impetuoso ingresso, la donna alzò appena gli occhi verde fulgido, dalla rivista patinata che stava leggendo. S’informava continuamente della vita dei mortali e sembrava che il modo migliore fosse leggere riviste “gossip”che le faceva venire il latte alle ginocchia, ma che riteneva un male necessario.
-Cosa c’è tesoro?- la sua voce era piatta. Gli isterismi di Flore non erano una novità per nessuno.
- Rendimi la mia magia!- intimò Flore con le guance rosse e l’espressione battagliera, con tanto di pugni serrati e denti digrignati.
Lei alzò appena un sopracciglio curato, senza battere ciglio.
-Flore. Non pensavo dovessimo più sostenere questa conversazione. Tu sai perché abbiamo tolto i poteri, vero ?- la domanda era formulata in tono retorico e lei era serissima. Era ancora adirata.
-“Oh via”! Stai ancora pensando a quelle sciocchezze accadute tanto tempo fa! – mugugnò Flore stizzita.
-E dai!Mamma; lo sai cosa sta facendo Tania?-
Tania era la “cugina” di Flore. La sua rivale nei secoli.
Aveva un aspetto da vampira del sesso, occhi profondi e sguardo assassino.
L’impressione era accentuata da scollature da infarto su seno prosperoso e gonne al limite dell’indecenza, che esaltavano gambe lunghe e diritte; era ricomparsa da poco nelle loro vite, portandosi dietro il vento gelido dei ricordi.
Se c’era una persona che Flore detestava con tutto il cuore, questa era lei.
Ce la stava mettendo tutta per ammaliare il ragazzo di cui era innamorata!
Sortilegi e magie!Ecco cosa usava, a parte il fisico, certo … e a quel pensiero, non poté non fare un tristissimo paragone.
Se Tania era fuoco liquido, Flore era un budino cotto … Ah, meglio non pensarci!
Meglio pensare a … Luca!
Non poteva sopportarlo!Quella strega beffarda che assomigliava a Monica Bellucci, non l’avrebbe avuta vinta!
- Tania è qui?- ci fu una lunga pausa dove la mamma posò anche il giornale, ma poi con espressione insolitamente vigile riprese:
-Cara, nel tempo hai infranto tutti i codici che esistono!Le regole non ti dicono proprio niente, vero?Sai cos’è successo in questo mondo alle Streghe?Te lo ricordi il Medioevo?La Santa Inquisizione?Le streghe di Triora , la Salem d’Italia? Tu c’eri, ricordi?Quando ti hanno uccisa la prima volta, ti sei divertita?-
Flore, scosse il capo. Ora, ricordava proprio bene il proprio rogo,avvenuto nel 1520 ad opera del tribunale del Santo Uffizio e di un inquisitore pazzo. Rabbrividì. Nemmeno tutta la sua magia era riuscita a salvarla. E l’aveva invocata!Il cielo si era rannuvolato e i fulmini erano saettati,aveva invocato pioggia e vento,ma non era bastato.
Ebbe un sorrisetto arcigno.
“Pentiti, peccatrice!” aveva tuonato,mentre accendevano gli arbusti al quale era legata stretta come un salame.
Flore, si era vista perduta e aveva provato un odio viscerale per gli esseri umani.
Vendetta!
E il sacerdote, lui sì, che aveva fatto una brutta fine!
Mentre ardeva, lei aveva levato gli occhi insanguinati al cielo e l’uomo era rimasto schiacciato “per caso” da un grosso carro.
Flore aveva pagato caro quel gesto di ripicca. Le Leggi del Mondo delle Streghe erano molto chiare a riguardo. Era proibito, rivoltarsi contro gli umani, ma lei colta dalla rabbia del giusto, se n’era fregata altamente!ed era stata punita dall’Altissimo in persona, per quel gesto sconsiderato.
Era rinata nell’anno 1990, senza alcuna memoria di se stessa. Almeno senza alcuna memoria, fino a quel momento. Il compleanno, a parte la maggiore età, le aveva riconsegnato anche i propri ricordi.
Sospirò.
E dire, che quando aveva sei anni, andava a dormire pregando il “Signore” che le desse la magia …
Capite, guardava la Maga Sally, cartone animato che amava tantissimo, in tivù.
Così si aggirava per la scuola “fingendo” di essere una strega! La maestra si era trovata con la faccia piena di orribili bolle, solo per averla sgridata. Mamma Silvia era intervenuta così prontamente che la pelle dell’insegnante era tornata liscia come quelle di un bebè, nel tempo che ci aveva messo a stringerle una mano.
Flore se l’era cavata, ricevendo uno sguardo ammonitore; uno di quelli di fuoco, però.
Lei aveva tirato fuori il labbro inferiore e poi aveva fatto una smorfietta perplessa.
All’inizio non aveva capito di essere stata lei, l’artefice dell’improvvisa “orticaria” dell’insegnante.
Con il suo aspetto da Candy Candy, con tanto di lentiggini e codini, era passata a saltellare per casa imitando “Bia e la Sfida della magia” A colpi di shalandaaaa aveva fatto lievitare un compagno di banco rompipalle, direttamente fuori dalla finestra. Lì era intervenuto il nonno che aveva bloccato il tempo e bloccato anche lei, con tante parolacce che non osava nemmeno ricordare!
Il nonno era un vero burbero;la sigaretta sempre accesa che gli penzolava dalle labbra sottili e lo sguardo cattivo e acido(chissà che strano stregone era,forse uno di quelli che bazzicavano gli Inferi!), il nonno di Heidi gli faceva un baffo!
- Il periodo “Incantevole Creamy?”- sua madre, che aveva letto ogni suo pensiero dalla sua mente,agitò un dito per aria,con l’aria di volerla strozzare.
-Ma non avevo fatto niente!-
Si era solo limitata a trasformarsi in adulta! Pampulu- pimpulu parim pampù. E voilà! Era cresciuta di colpo davanti agli occhi increduli dei compagnetti della terza elementare. Che delusione ,tuttavia!Il suo aspetto non era come quello di Creamy!
Ora,l’unico in grado di fermare il tempo era il nonno ,e dopo non l’aveva tenuto nessuno!Oltre alle parole si era anche presa un sonoro scrollone che le aveva fatto battere i denti.
Il periodo Lallabel? ... Oddio che mortificazione; se fosse stata un gatto, avrebbe abbassato le orecchie.
- Il periodo Lamù, lasciamolo stare!- intimò però Flore, assumendo un’espressione da martire e alzando le mani davanti a se.
Grrr.
Era andata in giro per casa, volando e lanciando scariche elettriche su ogni povero malcapitato che incontrava!
Aveva polverizzato l’intera squadra di calcio, perché i maschi non la facevano giocare!
Allora il “Papà custode”, aveva preso i primi veri provvedimenti.
La polvere si era ricomposta e i ragazzini avevano di nuovo mangiato pane e Nutella, sorridendo contenti, ignari che per qualche momento avevano fatto la fine della cenere del camino.
E Flore?
Non l’aveva nemmeno sfiorata il fatto di essere l’artefice di tanta confusione. Viveva allegramente nella sua fantasia e non si accorgeva di nulla.
Fino a che il “Papà Custode” nel tentativo (mal riuscito) di toglierle i poteri si era preso una violenta scarica da 500 volt, che l’aveva illuminato come una lampadina!Così quella volta, aveva subito la prima punizione corporale della sua vita.
A dieci anni, suo padre, un tantino affumicato per la verità, se l’era girata sulle ginocchia e le aveva somministrato una sonora e indimenticabile battuta.
Al pensiero, il sedere le faceva ancora male!
Poi tutta la famiglia si era riunita e dopo ore di consulti e spiegazioni irate fra le parti, avevano deciso di farle un incantesimo.
La natura di Flore era di essere una strega potentissima e millenaria.
Pochi, persino nel “Mondo di Là” potevano competere con lei. Perciò ci volevano quattro stregoni “custodi” per limitare i suoi poteri e naturalmente l’approvazione dell’Altissimo.
Avevano operato l’incantesimo complicato che li aveva fatti sudare sette camicie e alla fine erano riusciti a ridurre i suoi poteri al lumicino, ma non avevano ridimensionato quel suo caratterino tosto.
Negli ultimi anni, quando il consiglio del “Mondo di Là” si era riunito, il suo comportamento era stato irreprensibile.
Fino a Luca.
E Fino a Tania.
-Lei mi odia!E vuole farmi del male!Possibile che non lo capisci!-urlò contro sua madre. Le forchette schizzarono per la stanza come proiettili ed entrambe si chinarono per evitare di restare infilzate.
-Flore!- Silvia, il nome che sua madre aveva in questa vita, passò dall’allibito al seriamente preoccupato e il suo viso liscio parve letteralmente screpolarsi. Invece di ascoltare le irate lamentele della ragazza, pensava freneticamente: i poteri le erano tornati senza che loro avessero rotto il sigillo!
Flore era inviperita. I suoi occhi dardeggiavano di blu cromato, come i fari di una macchina.
-Se non mi ridate i miei poteri subito … io … io!OHH!-urlò e poi scoppiò in lacrime, fiondandosi nella propria camera e lasciando dietro di sé un disastro di vetri rotti. Tutti i cristalli erano esplosi al suo passaggio senza che lei se ne avvedesse.
Lei era inconsapevole, proprio come molti anni prima, che i suoi poteri erano sempre stati lì; intatti e forse più potenti di prima.
Una pallidissima Silvia, nelle orecchie il fragore dei vetri infranti, portò le mani alle tempie e si concentrò. Nello spazio di un secondo richiamò telepaticamente marito, padre e madre, inondandoli di allarmanti onde magnetiche,dai luoghi in cui si trovavano e le apparvero accanto. Emergenza!
Non si parlarono. Non ce n’era bisogno. A un suo cenno, tutti insieme evaporarono nell’etere. Dovevano riferire immediatamente l’accaduto.
Intanto Flore, pensava al suo amato Luca. Era il “Terence” della sua situazione!Era “Toshio “di Yu e “Ataru” di Lamù messi insieme!Era Ken il guerriero! Era il suo Poul di “Ransie La Strega”.Si; era come Shinobu per” Mademoiselle Anne” e lei lo amava!
Era il suo Shinobu, con gli occhi chiari che sembravano due fari nella notte e i capelli lisci e biondi, che gli sfioravano appena il collo ,dandogli un aria mooolto sexy.
Erano anni che gli correva dietro, fin dalle elementari, porca miseria!Anni in cui fingeva d’incontrarlo (una volta di queste era stata appostata per ore sotto la pioggia e poi si era presa un raffreddore colossale)e sorrideva poi come una sciocca senza riuscire a parlargli per l’emozione.
Non si curava se lui la chiamava Puffetta e le dava le pacchette sulla testa come si fa con il proprio cane. Aveva fatto voti e acceso tante candele che se c’era un Dio, Luca doveva innamorarsi di lei!
E quella strega di sua cugina pensava davvero male, se credeva di usare i suoi poteri per legarlo a se,dopo che lui l’aveva,finalmente, invitata al cinema!Da soli. Soli, capite?Il suo animo romantico, alla prospettiva, si era acceso …
Poi ripensò con un nodo alla gola al momento in cui l’aveva vista, al bar, mentre rideva fragorosamente stile Cuccarini, e la sua mano dalle unghie rosse e lunghissime erano appoggiate con gentile noncuranza sulla giacca a vento nera di Luca e tutta quella bella sensazione era andata a farsi benedire.
Le era venuto un colpo. Lei, che si stava recando da lui per dirgli che accettava l’invito al cinema del giorno prima!Si sarebbe buttata in terra per la rabbia, ma era grande ... e poi Luca ,scorgendola mentre lo guardava infelice da lontano, le aveva sorriso beato e detto:
-Simpatica, tua cugina!Perché non ce l’avevi presentata prima?-
Lei era stranita. Perché?Perché vive a Milano da secoli!ecco perché, voleva dirgli, ma si era morsa la lingua e aveva sorriso freddamente.
E lei, Tania!
Quella (meglio che non dico la parola) l’aveva fissata a lungo con quel suo sguardo oblungo da gatto col topo!
La loro guerra millenaria era ripresa. Avversarie per la vita, si erano affrontate in silenzio, sfidandosi con lo sguardo.
Guerra!pensava in quel momento.
Tornò in camera e lanciò la camicia da notte sul letto. Sotto indossava dei jeans stretti neri e sopra un maglione rosa a collo alto.
Adesso sarebbe uscita e sarebbe andata al bar.
Erano le tre del pomeriggio di sabato e Luca era di sicuro lì con i suoi amici per una partita a biliardo.
Poteri o non poteri, Tania doveva lasciarla in pace!
Luca doveva avere almeno il modo di scegliere tra loro, con totale libero arbitrio. Tania era una vipera scorretta! Nel 1520, Flore era stata bruciata sul rogo per colpa sua; più correttamente al suo posto.
Tania, all’epoca si era innamorata del figlio di un conte e quando questi aveva scoperto che era capace di fare sortilegi l’aveva denunciata all’inquisitore nella Torino dell’epoca.
Flore, in quel frangente era la sorella minore di Tania. E Tania, per salvarsi incolpò lei;Flore bruciò e Tania visse felice e contenta.
Mentre prendeva l’autobus che da Scandicci, l’avrebbe portata alla via centrale di Firenze, Flore cercava di concentrarsi. I lampi nei suoi occhi aumentavano. L’autobus viaggiava più veloce del solito, anche se Gli autisti degli autobus non andavano certo piano e non se ne accorse nessuno. Arrivò affannata per aver camminato velocemente e sbirciò dalla vetrina.
Ecco: adocchia Luca che, in piedi al bancone, beve il suo Montebianco dalla tazza di ceramica, mentre Tania lo accarezza languidamente con lo sguardo. Attraverso la vetrata,i suoi occhi neri da gatta incontrano i propri. Le sorride felina. Insinuante. Semplicemente odiosa.
Flore,prende un grosso respiro e fa il suo ingresso nel locale e Luca che si gira verso lei, neppure la vede. I suoi begli occhi chiari sono vuoti, distanti. E’evidente. E’ concentrato solo su Tania,
Flore a quel punto vorrebbe piangere.
Vieni fuori, dice con la mente alla cugina. Lei sorride,pigramente e si muove sinuosa.
Escono e si appartano in una via stretta dietro al bar.
Ora sono una di fronte all’altra.
Tania sta sorridendo soddisfatta. E’ riuscita a provocare la sua reazione, finalmente.
-Cugina o meglio, sorella, l’altra volta, ho ottenuto buoni risultati, senza impegnarmi nemmeno molto... Ricordi?Ora, invece farò sul serio … - minaccia e i suoi occhi si incupiscono, pericolosi.
-Che cos’è che vuoi?-risponde lei sulla difensiva.
-Io voglio la tua magia. Voglio che stringiamo un patto. Tu mi cedi i tuoi poteri, ed io ti cedo Luca. Cosa ne dici?-
Flore scuote il capo. E’ perplessa. Darle i suoi poteri?
“Non ne ho!” voleva dirle, ma tace
-No?Benissimo!- allora Tania sorride con cattiveria e dalle sue mani unite a coppa, si accende una palla di fuoco traslucida che cresce a dismisura, fino a estendersi intorno a lei. Impressionante!Sembra un effetto speciale. Tutto il suo corpo è attraversato da scariche di luce scarlatte a intermittenza.
-Sei impazzita?Qui non è il ” Mondo di Là”!L’altissimo ci farà in briciole se ti scopre!- avverte Flore spaventata, mentre il ricordo del rogo le riempie la mente. D’istinto stende le mani di fronte al proprio corpo, per difendersi.
La palla di fuoco la colpisce in pieno. Barbagli di luce saettano via da lei, schizzando come schegge sui muri dei palazzi, per arrampicarsi fino al cielo.
Non sente dolore ma Flore è costretta a piegarsi sulle ginocchia. Si sente come un brik di tè verde che viene risucchiato da un sorso poderoso.
-Smettila!- sente che le manca l’aria. – Mi stai facendo male!- Il suo corpo è debolissimo.
-Voglio i tuoi poteri. – sta sibilando Tania. La sua voce echeggia stridula per la via.
- Mi servono!E me li prenderò! Non ostacolarmi, Flore!Sono stanca di stare in questo mondo. Voglio tornare a casa!Non voglio rinascere ancora e non voglio più punizioni. Le Streghe Antiche mi faranno rientrare nell’Mondo di Là, se rendo loro i poteri di entrambe. Ed è quello che farò. -
E le scaglia addosso un’altra sfera di fuoco, più potente della precedente.
Il baluginio del fuoco si trasforma in un torrente. Gli occhi di Flore lampeggiano di rabbia. Si rende conto che se non fa qualcosa, e presto, finirà in polvere! Con la mente visualizza una luce blu violenta che la riveste da capo a piedi, avvolgendola come in una bolla. L’onda rossa e l’onda blu si spandono a dismisura e s’incontrano a metà fra loro, cominciando la lotta per la supremazia.
Sente la sua aurea estendersi come un falco in volo … è concentratissima. Tania sta soccombendo …
E poi accade l’imprevedibile!Un esplosione potente le colpisce entrambe al petto. Il dolore questa volta è reale, impetoso e violento come un pugno portato con forza e precisione.
C’è una forza spaventosa intorno a loro. Si voltano di scatto in una direzione e nell’altra. Ecco la fonte del potere. Nel vicolo è arrivato Luca; è ammantato da una luce bianchissima e le fissa entrambe,canzonatorio.
-Ora basta!Tania, non potrai rendere i poteri di Flore a nessuno. E non puoi cedere nemmeno i tuoi. L’Altissimo vi sorveglia.- la sua voce è ferma e lui si fa vedere per quello che è: pericoloso.
Flore è esangue.
Tania ondeggia incerta, sui tacchi centimetri dodici. Il suo viso ha perso compostezza, ma l’espressione balugina nei suoi occhi solo per il tempo di un battito di ciglia; ora ,le mani sui fianchi, il busto in avanti lo sfidava,ergendosi in tutta la sua considerevole statura. Flore, invece è semplicemente sbalordita. Si rialza, spolverandosi lentamente i jeans. Lo shock le serra la gola in una morsa.
-Non ci posso credere!- mormora a nessuno in particolare. La sua mente è lontana da Tania, dai poteri, da qualunque altra cosa.
Il dolore le esplode in petto in fitte lancinanti.
Luca, il suo Luca, è un’“Esecutore”!
Sente una lacrima rotolare giù, sulla guancia e poi gocciolare sulla mano stretta in un pugno fermo.
Tutto l’amore che prova per lui si disgrega in un istante. Il velo della consapevolezza illumina di delusione i tratti del suo viso.
La rabbia monta dentro lei e la collera,la più grande che abbia mai provato in diciotto anni di vita,la acceca.
Con uno sforzo immane, consapevole di ciò che voleva fare, racimola ogni briciola di potere che ancora le serpeggia in corpo.
Le scintille di luce si cristallizzarono nell’aria. La pelle crepita. Intorno a lei si forma uno scudo scintillante e dirompente.
-Fermati!Che Fai?- è la volta di Tania di metterla in guardia -Se attacchi un Esecutore non so quale sarà la tua condanna!-
Flore non sente più nulla .
Ascolta solo il dolore. Si trasfigura. La luce blu,cresce ,cresce a dismisura. La collera di una donna è potentissima!Come aveva fatto prima Tania, lancia una sfera crepitante contro Luca mettendoci tutta la disperazione e l’odio per essere stata presa in giro.
Il ragazzo crea uno scudo bianco e la furiosa essenza di Flore ci cozza contro. Lampi azzurrati partono verso il cielo, simili a fuoco di una fiamma ossidrica.
Flore si accascia al suolo,ansimando come se avesse corso per chilometri; è senza forze.
Luca avanza verso di lei, lo sguardo di pietra; i passi sciolti, veloci.
Tania scelse quel momento per defilarsi; si portò in disparte e poi se ne andò via correndo, lasciandosi alle spalle solo l’eco delle sue scarpe col tacco.
-Hai mandato tutto a monte!- sibilò Luca rivolto a Flore mentre la prendeva per un braccio e la tirava in piedi di peso,scuotendola con rabbia. Il ragazzo che aveva creduto d’amare la fissava come se lei fosse una nullità.
- Tania è scappata e l’Altissimo vi punirà entrambe!Sciocche ragazzine idiote!-
Flore quasi non sentì quelle parole. Si ribellò alla stretta, strattonando con forza il braccio, incurante di causarsi del male da sola e senza riuscire a liberarsi.
Aveva solo voglia di piangere.
-Hai fallito di nuovo la prova. Eri sotto osservazione e hai combinato un casino!-continuava lui, i begli occhi scuri che lei s’immaginava sempre dolce e gentili, inviperiti.
-Io non ne sapevo niente!-sibilò offesa.
Lui sospirò piano e la tensione parve abbandonarlo.
-Ora torniamo dentro, ci beviamo un caffè e pensiamo al da farsi.-sempre tenendola per il braccio,la scortò all’interno del locale. Fortuna che c’erano solo poche persone,così nessuno fece caso alle loro espressioni truci e ostili. Flore cercò con lo sguardo l’ora nell’orologio posto sopra al bancone di marmo. Erano solo le quattro. Era passata appena un’ora da quando era uscita di casa piena di propositi battaglieri e poi aveva scoperto che la sua vita,fino a quel momento era stata tutta uno spaventoso bluff.
Flore tremava e il giubbotto di piuma d’oca,il suo preferito, non riusciva a scaldarla.
Luca, alto e arruffato, le prese le mani fra le sue e cercò di trasmetterle del calore mentre la guidava in un angolo appartato. Sedettero vicini,come i due innamorati che avrebbero potuto essere e non erano.
-Hai fatto una sciocchezza colossale,attaccandomi. Ora dovrò dare più spiegazioni del previsto!- sibilò lui ancora lui.
Battendo i denti lei lo fulminò con lo sguardo, mentre sentiva il suo cuore andare in mille pezzi per la delusione.
Un “controllore”!
-Spiegati.- bofonchiò secca. Non aveva voglia di parlargli. Era fuor di dubbio che lui sapesse dei sentimenti che provava nei suoi confronti. Erano pilotati!
Si sfregò le mani e cercò di nascondergli lo sguardo che sapeva velato dal dispiacere.
- Le Streghe Antiche fanno guerra all’Altissimo. Tu e Tania siete il peso che farà pendere la bilancia o da una parte o dall’altra. L’Altissimo non può scegliere al vostro posto, ma se Tania riesce a toglierti i poteri,il disequilibrio che ne verrà fuori,cambierà questo mondo. E cambierà noi, irrimediabilmente. Io sono qui, per proteggervi entrambe. Tania è convinta che le Streghe Antiche la porteranno nel loro mondo,ma non è la verità. Tania morirà per sempre. La imprigioneranno nel Mondo Intermedio e non ne uscirà più. E tu con lei, se le dai ascolto.-
Lei curvò all’ingiù le labbra morbide in una smorfia afflitta.
-Come sapevi che Tania mi avrebbe cercata?-
-Io ero l’anello di congiunzione. Attraverso me.- confermò serio e per niente imbarazzato.
-Ora dobbiamo rimediare. Ritrovare Tania non dovrebbe essere difficile.-stava dicendo lui.
Flore cercò di ritrovare il proprio autocontrollo. Le sue orecchie si erano chiuse a ogni suono esterno.
Lei non aveva intenzione di ritrovare nessuno. E tutta questa storia non aveva senso. Mentre lui parlava ,si alzò lo fissò distrattamente e s’incamminò verso la porta del locale.
Luca l’afferrò per un braccio,ma lei lo scansò con una mossa brusca. Si strinse nelle spalle e lo fissò duramente.
-Và a cercare Tania, se devi. Io me ne vado. E lasciami in pace. Anzi,no,lasciatemi in pace,tutti quanti!-
Flore uscì all’aria aperta.
Firenze la invase con i suoi suoni,con i palazzi secolari che sembravano venuti fuori dalle cartoline. Iniziò a camminare alla ricerca di un autobus che la riportasse a casa.
Niente magie,decise . Niente di niente. In questa vita sarebbe stata solo Flore e Flore era una ragazza di diciotto anni, con una vita piena di sorprese davanti a se.Una vita dove non c’era spazio per nessun Luca e nessuna Tania.
Con lo sguardo deciso, trovò la fermata e si mescolò alle persone già in coda. Erano le diciotto. Era tempo di rientrare.

2 commenti:

  1. A chi ha letto il racconto: i tempi dei verbi sono VOLUTI :) grazie per la gentile attenzione

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  2. Complimenti Monica, il racconto mi è piaciuto. Ho gradito molto i riferimenti ai cartoni animati della nostra infanzia e la storia è interessante... Forse il limite di pagine dato dal concorso l'ha un pò penalizzato, perchè avresti potuto ampliare alcuni punti che meritavano...

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