mercoledì 29 febbraio 2012

"Angelo mio" di Vincenzo Porcelli


 Punteggio 180/250 (7.2 voto)
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Il sole era una sfera rossa appena sopra l’orizzonte.
Sui marciapiedi della periferia, alcune prostitute erano già a lavoro. Una ragazza in minigonna blu e calze a rete, con un livido sulla faccia nascosto alla meglio dal trucco si fece incontro.“Ciao bello, possiamo andare da me… se hai da pagare.”
Thomas non era bello, era quasi calvo sulla cinquantina, c’era stato un tempo in cui avrebbe speso la paga di una settimana con una ragazza come quella, anche meno graziosa.. ma non era più quel tempo, rigò dritto.
“Stronzo” disse da dietro la giovane.
Passato un isolato, entrò in un vicolo. Un ragazzo dai capelli rasati e palestrato con un laccio emostatico al braccio riscaldava un cucchiaio con l’accendino, nessuno dei due badò all’altro. Thomas scosse la testa. Bussò due volte a una porta e poi altre due volte. Gli aprì subito uno donna “Sei in ritardo angelo mio.” Thomas sorrise.
La donna, un ancora attraente signora sui quaranta con qualche chilo di troppo forse, lo accompagnò in cucina. Due tazze di the fumanti erano già pronte.
“Come va Tracy?”
“Ci affidiamo al Signore. Come sempre.”
“Proprio ora qui fuori uno si faceva.”
“Oh deve essere Carl, era un bravo ragazzo prima di frequentare certa gente.” Disse con senso protettivo.
“Potrei trovarti un posto migliore, in centro magari.”
“Sei molto caro, ma non farti questi problemi. Eri a lavoro?”
Thomas annuì. “Anche un angelo bianco ha bisogno di soldi, per aiutare i suoi protetti e poi questo mondo non è gratis, qui vicino fanno dei kebab buonissimi. Te ne devo portare qualcuno la prossima volta”
“Sarebbe meraviglioso.” Sorrise, ma rimase seria “abbiamo poco tempo, devi occuparti di una ragazza. È speciale.”
“Speciale?”
“Si è come me e il suo dono si è già mostrato, vive qui vicino. Sarà la tua prossima tramite.” Thomas non fece in tempo a chiederle cosa volesse dire, lei gli afferrò le mani e gli passò la visione: l’immagine di una ragazza in minigonna blu e calze a rete lo investì come se fosse un auto che gli veniva addosso e nella testa rimbombava il nome ‘Claire.’ Poi dolore. Tracy cadde sul tavolo rovesciandolo a terra con i the. Solo in quel momento si accorse della freccia conficcata nella schiena della donna e della figura ghignante di un angelo nero svanire fuori dalla finestra.
“Pensavo di avere più tempo…” gemette. “Ricorda, tutto avviene per un motivo, salvala ange…” le ultime parole di Tracy furono un rantolo vuoto. Il veleno intriso nella freccia non le lasciò scampo.
L’angelo bianco sentì la rabbia montare dentro di se, doveva essere stato seguito, era stato incauto. E poi lei sapeva… stupida medium che non sei altro, quale motivo e motivo, a cosa serve questo ‘dono’ se non mi permetti di aiutarti…
Uscì dall’abitazione, con la voglia di battersi contro quel figlio del demonio, ma nel vicolo non ve n’era traccia. Solo il ragazzo di prima in preda a convulsioni da overdose. Forse per lenire il suo senso di colpa, o forse solo per il suo spirito caritatevole si avvicinò al ragazzo e lo inondò del suo potere… “Luce” boccheggiò questi, madido di sudore rinvenendo dalla crisi.
Si luce, pensò, i migliori se ne vanno e i coglioni restano. Trattenne le lacrime, conosceva Tracy da almeno dieci anni, l’unica cosa che poteva fare per lei, era aiutare quella ragazza. Claire.
Si assicurò di non essere seguito e poi tornò per la stessa strada prima. La ragazza era ancora li sul bordo del marciapiede, stava cercando di adescare due ragazzi che probabilmente in un pub non avrebbero neanche fatto entrare. Per fortuna la macchina ripartì. La ragazza imprecò e ritornando al centro del marciapiedi incontrò lo sguardo di Thomas “C’hai ripensato?”
“Andiamo a mangiare qualcosa prima, Claire?”
Lei lo fissò con uno sguardo indagatore. “Come fai a conoscere il mio nome.” Nello stesso momento il suo stomaco brontolò. “Immagino che non rischio nulla in un luogo pubblico. Ma ti costerà.” Sorrise.
Thomas la portò a mangiare quel kebab li vicino, scoprì subito che alla ragazza piaceva parlare. Dopo che la madre era morta era scappata di casa perché il padre la picchiava, solo per finire sotto un pappone che la picchiava allo stesso modo. Thomas contava molto sul fatto che il suo dono si fosse già mostrato e sperava che la ragazza non ne fosse spaventata. Claire andò in bagno, Thomas aspettò che uscisse fuori, era la sua unica possibilità di non attirare l’attenzione. Il locale non era affollato, ma non poteva usare i suoi poteri in pubblico. Quando lei uscì non le diede il tempo di far altro, si avvicinò e la toccò con la luce per curarle il livido. “Oddio” esclamò lei in un sussurro toccandosi dove prima c’era l’ematoma. “Avevo già visto questo.” Lo abbracciò.
“Bambina…” in quel momento Thomas sentì come un camion venirgli addosso. La visione fu improvvisa. Una sequenza di immagini rapide. Un edificio a due piani con una corte e l’angelo nero che aveva ucciso Tracy, puntargli contro la balestra dai cui partì il colpo. Da quando aveva a che fare con i suoi tramite non ricordava una visione più violenta. Per non cadere si aggrapparono l’uno all’altro. Si accorse che la ragazza tremava. Sapeva che le visioni dipendevano in parte dalle emozioni del tramite e in parte dall’abitudine.
“Va tutto bene bambina. Ti porto in un posto sicuro, non tornerai più in strada.” La rassicurò. Thomas conosceva quell’edificio. Era rimasto abbandonato per alcuni anni, e ora veniva usato dal comune per alcune associazioni di volontari. Una aiutava i tossicodipendenti a uscire dal tunnel della droga.
Thomas si tele portò a casa sua con la ragazza, si assicurò di non farle mancare nulla, ma in quel momento voleva solo chiudere i conti con quell’angelo nero, mentre la ragazza si faceva un bagno, le scrisse una lettera veloce e le lasciò dei soldi.
“Tornerò presto.” Disse da fuori alla porta e si tele portò nei pressi dell’associazione, senza attendere una risposta. Non amava venir meno alla parola data. Si augurò che fosse così. La visione si era interrotta prima che la freccia lo colpisse, ma doveva considerare la possibilità di morire e lasciare la ragazza senza un aiuto, significava riconsegnarla alla strada.
Era ormai notte. Il cancello era aperto. Iniziò a muoversi circospetto. Il piano terra era vuoto, salì le scale. L’angelo nero poteva essere ovunque nella serie di stanze che si affacciavano sui ballatoi della corte. Fuori da una porta alcuni ragazzi, parlavano con un volontario. Thomas riconobbe quel Ralph o Carl, che aveva aiutato poche ore prima. Gli ritornarono in mente le ultime parole di Tracy: tutto avviene per un motivo. Aiutando quel ragazzo gli aveva messo contro l’angelo nero. Faceva tutto parte di quella guerra tra forze del bene e del male, che ancora non comprendeva affondo dopo tanti anni. Ciò che conta ora è il ragazzo… Carl si chiamava, ricordò facendo mente locale, è sotto la mia protezione adesso. Tracy aveva detto che era un bravo ragazzo, il fatto che si trovava a chiedere aiuto dopo quello che gli era successo era una piccola dimostrazione.
Attese, gli altri ragazzi e i volontari si allontanarono. Carl lo riconobbe, rimase impietrito per un momento, poi gli andò incontro. “Non so chi tu sia, ma grazie!” Sorrise. Gli raccontò un po’ di se. Tracy aveva ragione, in fin dei conti era un bravo ragazzo capitato tra brutta gente. Tracy aveva sempre ragione, ricordò a se stesso.
Poi gli eventi si susseguirono velocemente. Carl lo spostò di lato, e Thomas non poté far niente per impedire alla visione di compiersi. L’angelo nero scagliò la freccia dalla sua balestra, che lo mancò e lui fece partire una barra di luce. Centrato in pieno l’angelo nero si scompose in piccoli puntini, diventò polvere e morì. La freccia si era conficcata nel petto di Carl. Thomas si inginocchiò sul corpo senza vita steso per terra. Le lacrime rigarono il suo viso, si sentiva impotente e inutile, in un giorno aveva perso due protetti. Erano sempre i migliori che se ne vanno. Aveva pensato lo stesso di Tracy, mentre aveva aiutato Carl. Gli fu tutto chiaro, la medium aveva donato se stessa per salvare l’anima di quel ragazzo, che sarebbe stata perduta se si fosse suicidato di overdose. Thomas odiò ciò che era e ciò che faceva in quella guerra quotidiana. Ora non gli restava che tornare da Claire e continuare. In fondo, tutto avviene per un motivo.

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