sabato 3 marzo 2012

"Chimera" di Valentina Iesari



Punteggio 189/250  (7.5 voto)

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Quando ho accettato questo lavoro mi hanno detto che avrei avuto a che fare con ogni genere di creatura: troll, folletti, elfi, chiromanti, sirene e via dicendo. Ma nessuno mi aveva preparato a tutto questo.
Mi chiamo Selene e sono una strega, ma ho la peculiare capacità di prevedere il futuro. Mia nonna diceva sempre che ho ereditato questo potere dalla nostra antenata: la Sibilla Cumana. Non so se questo sia vero o no, quello che è certo è che la mia vita non è stata affatto facile. Fin da piccola venivo emarginata dagli altri. A nessuno piaceva avere affianco qualcuno, che avrebbe potuto prevedere il giorno della propria morte. Per non parlare poi di quelle terrificanti visioni che mi tormentavano giorno e notte. Non tutte erano brutte, ma la maggior parte di esse mi facevano accapponare la pelle. Ed io non potevo né arrestarle né controllarle. Venivano così da sole, quando pareva loro.
La mia infanzia e la mia adolescenza non furono quindi delle migliori. Io però non ero mai stata una di quelle che si lasciava abbattere così facilmente. Così rimboccandomi le maniche decisi di sfruttare questa mia capacità per qualcosa di utile. Mi iscrissi all’Accademia per la Protezione delle Creature Magiche e dopo quattro anni di studio entrai a far parte della Polizia Segreta della Comunità Magica di Roma nel settore omicidi. Mi avevano sempre affascinato quegli scagnozzi, che si prodigavano a mantenere celata l’esistenza della magia agli occhi degli esseri umani. Ed in una città come Roma c’era davvero molto bisogno di questo.
All’interno del mio lavoro il mio potere risultò essere assai vantaggioso. Risolsi numerosi casi grazie alle visioni e questo mi fece avanzare di carriera. Ma tutto quello che avevo visto fino a quel momento, non era nulla in confronto a quello che stavo per affrontare. Era un martedì di novembre ed io mi trovavo nell’obitorio dell’Accademia. Davanti a me era stata posta su una lettiga la salma di un fauno. Il dottore, che l’aveva riesumato dalla sua cassa n.37 per svolgere l’autopsia, stava di fronte a me con il suo camice bianco e i suoi guanti di gomma. Insoliti vesti per un centauro.
<< Salve a te Catreo! Che cosa abbiamo qui oggi ? >>, gli disse salutandolo.
Lui rispose con il suo solito profondo e pacato tono di voce: << Ciao Selene! E’ bello rivederti. A quanto sembra abbiamo un altro caso di suicidio oggi.>>.
<< Ma è il quarto in un mese ?! Cosa hanno intenzione di fare le creature magiche di questa città ? Vogliono ammazzarsi tutte quante ?! >>.
<< Può anche essere ! Comunque quello che abbiamo qui è Silvano Buonora. Un personaggio eminente e benestante tra i suoi simili. E’ stato trovato sulla rotaie della stazione Tiburtina. Deve essere stato investito da un treno. Gli agenti hanno dovuto farsi in quattro per non far scoprire il corpo agli umani.>>.
<< E cosa pensi che lo abbia spinto a buttarsi sulla ferrovia ? >>.
<< E’ quello che mi stavo chiedendo anche io. Comunque il colpo è stato fatale. Il convoglio l’ha preso in pieno. Non vedi come il petto è stato dilaniato dalle ruote del mezzo ? Eppure nonostante questo nulla è stato in grado di togliergli quell’espressione di paura che ha disegnata sul volto. Ogni volta che lo osservo, mi sembra di star a guardare un demone proveniente dagli inferi.>>.
Il fauno aveva il viso completamente sfigurato dal terrore. Anche le altre vittime ( un folletto, un elfo e una ninfa ) erano passate a miglior vita con la stessa orrenda maschera. Era come se nell’istante prima di morire qualcosa di terribile le avesse spaventate e poi la morte avesse congelato il loro sgomento. Inoltre i decessi erano avvenuti tutti a tarda notte. I corpi erano stati infatti ritrovati con ancora indosso le vestaglie per dormire.
<< Tutta questa storia non mi piace.>>, aggiunsi dopo qualche istante, << C’è qualcosa che non quadra.>>.
<< Beh in un primo momento non sembrerebbe.>>, replicò Catreo, << Nessuno di questi morti aveva un legame tra di loro, che possa far germogliare in noi qualche dubbio >>.
<< Sì ma avevano una vita agita. Perché mai avrebbero dovuto porre fine alla loro esistenza ? >>.
<< Ed allora cosa credi che ci sia sotto ? Non starai forse pensando che ci sia un omicida dietro a tutto questo ?! >>.
<< Perché non potrebbe essere così ?>>, sentenziai decisa.
<< Perché è un’assurdità, Selene! Non hai prove per dimostrare una cosa simile. Ne tanto meno hai avuto ancora visioni a riguardo, che possano giustificare le tue ipotesi.>>.
<< Lo so! E questo non sai quanto sia snervante. Ma pensaci bene … >>, e mi interruppi. Uno strano e fresco odore di muschio, mescolato all’acre puzzo della decomposizione, colpì i miei sensi. Ed all’improvviso la mia vista si annebbiò. Persi l’equilibrio, mentre il mondo intorno a me si tingeva di nero. Poi mi apparve l’immagine sfocata di uno stretto vicolo. Tutto ad un tratto si era fatto notte intorno. L’aria riecheggiava dell’ansimare di qualcuno che stava correndo. Sembrava starmi con il fiato sul collo e non voleva lasciarmi andare. Io stessa non potevo dividermi da lui. Tentai di sfuggirgli, ma invano. Eravamo come una cosa sola. Vedevo attraverso i suoi occhi.
Svoltammo così a sinistra e discendemmo delle scale. C’era qualcosa di terrificante alle nostre spalle che ci stava inseguendo. Non riuscivo a vederlo, ma ne avvertivo l’agghiacciante presenza.
Improvvisamente la mia visuale cambiò e mi ritrovai di fronte all’orrendo mostro che ci stava dando la caccia. Non aveva mai visto nulla di simile. Era una bestia enorme dal possente corpo leonino e dalle grandi ali d’aquila. Due teste partivano dal busto muscoloso: quella di un leone maschio e quella di una minacciosa capra. Invece una squamosa coda sibilava nell’oscurità. Gridai allora con un agonizzante voce maschile: << Ti prego! Vattene! Vattene! Lasciami stare.>>. Ma la creatura saltò verso di me ed io caddi all’indietro. Tentai di rialzarmi, quando il suono di un treno in arrivo mi trafisse i timpani. La luce accecante dei fari mi avvolse e poi ridivenne improvvisamente di nuovo tutto nero.
Un istante più tardi venni ricondotta alla realtà dalla voce di Catreo che mi stava chiamando.
<< Selene! Selene! Rispondimi! Per favore, rispondimi! >>, urlò preoccupato per farmi rinvenire.
<< C-catreo ?! >>, sussurrai.
Il medico centauro emise un sospiro di sollievo poi aggiunse, mentre mi aiutava ad alzarmi: << Stai … stai bene ? Che cosa è successo ? Hai appena avuto una visione, non è vero ?! >>.
<< S-sì! >>, risposi nel tentativo di focalizzarmi su quanto era appena accaduto. Poi dissi: << Per tutto l’oro dei folletti! Catreo … h-ho appena visto come … come è morto il fauno. >>.
<< Che cosa ?! >>, i suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
<< Egli non si è buttato spontaneamente sotto il treno. E’ stato spinto … dal … dal
suo assassino.>>.
<< Ma non è possibile ?! >>.
<< Sì invece! E’ stata … è stata una chimera ad ucciderlo.>>.
<< Una chimera ?! Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo, Selene ? Le chimere sono delle creature del mondo dei sogni. Non possono esistere nella nostra dimensione.>>.
Non feci caso alle sue parole e mi diressi verso l’uscita: << Vieni non abbiamo tempo da perdere.>>.
Catreo si tolse velocemente guanti e camice, ed indossando la sua giacca marrone mi seguì.

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<< Fammi capire bene, Selene! Tu vorresti che ti dia la possibilità di aprire un’indagine su una serie di inutili suicidi ? >>, disse Gunnar addentando prima un pezzo di pizza margherita e poi inspirando da un grosso sigaro.
<< Sì! Esattamente! >>, risposi io speranzosa.
<< Scordatelo! >>, aggiunse lui di netto.
Io lo guardai sbalordita: << Mah?! E’ dell’estrema importanza! Ho avuto una visione in cui …>>.
<< Me ne sbatto delle tue visioni! >>, la finezza di Gunnar era sempre sorprendente, << Non posso autorizzarti ad aprire un nuovo caso su degli idioti che hanno preferito il paradiso piuttosto che questo schifo di mondo. Non ho nemmeno una stupida prova o sospetto. Per non parlare poi dell’attenzione della stampa che mi attirerei addosso. Non voglio quegli asfissianti e petulanti giornalisti alla mia porta.>>.
Gunnar Brage era il mio capo, capitano della Polizia Segreta della Comunità Magica. Era un vecchio goblin, grasso e flaccido. I suoi antenati nordici si erano stanziati in Italia per affari mercantili e la sua famiglia era divenuta una tra le più importanti casate della capitale. Perciò era stato facile per lui occupare il ruolo di comandante. Nonostante questo aveva sempre preso seriamente il suo lavoro ed in passato era stato uno dei migliori poliziotti in circolazione. Le sue passioni erano il cibo e il fumo. Se ti capitava di osservare in lontananza uno massa tonda con indosso una camicia bianca ma sporca di sugo, potevi stare certo che si trattava proprio di Gunnar.
<< Lo so di non avere nulla in mano. Ma non le sembra un po’ strano quello che sta accadendo in città in questi giorni ? >>, replicai.
<< Strano ?! Qualcosa di strano ?! Tesoro, le creature magiche nascono e muoiono ogni giorno. Se stessimo veramente a controllare ogni minimo decesso che avviene in questa città, diventeremmo pazzi.>>.
<< Ma…! >>.
<< Mi dispiace, Selene! >>, mi interruppe lui con un tono pacato, << Anche se volessi aiutarti, ho le mani legate. Sai meglio di me che la procura non ci permetterebbe di fare nulla senza uno stralcio di prova.>>.
Guardai allora verso il basso affranta, corrugando la fronte. Poi mi volsi in silenzio verso Catreo. Il mio amico centauro mi osservò accigliato con le braccia conserte, come per dire “te lo avevo detto!”. Proprio in quel momento però la porta dell’ufficio di Gunnar venne spalancata. Minos, il gigantesco minotauro, spalla destra del mio superiore, fece un passo in avanti.
Con la sua voce grottesca disse: << Capo! Abbiamo visite.>>.
<< Chi altri ancora vuole rovinarmi la merenda ?! >>, rispose Gunnar seccato. Al suono delle sue parole entrarono un giovane ragazzo sulla ventina seguito da un mezzelfo sporco e trasandato. Il primo era alto ed aiutante, dai capelli neri cosparsi di gel e gli occhi chiari. Il secondo indossava una cuffia grigia dai cui fuoriusciva dei dritti e unti capelli biondi e due orecchie a punta. Quest’ultimo aveva inoltre le mani legate dietro la schiena.
<< Bene bene! Cosa abbiamo qui ? >>, riprese Brage soffiando anelli di fumo.
Minos aggiunse indicando il bel uomo: << Questo ragazzo dice di essere stato derubato dalla creatura bastarda.>>.
<< Si è così! >>, disse allora il giovane con voce sicura, << Stavo passeggiando tranquillamente per la strada, quando questo lurido mezzelfo mi è saltato addosso per fregarmi la borsa. Per fortuna sono riuscito ad arrestarlo prima che fosse troppo tardi! >>. E mentre pronunciava le seguenti parole diede un violento calcio al povero malcapitato. Il mezzelfo gemette per il dolore. Era comune incontrare quelli della sua specie a saccheggiare e a rubare per le vie della città. Erano il prodotto di incroci sbagliati tra maghi ed elfi. Nessuno delle due razze li voleva. Erano considerati esseri inferiori, incapaci di ricreare qualsiasi incantesimo e privi del grande dono dell’immortalità. Per questo motivo conducevano un’esistenza immersa nel degrado e la miseria.
Gunnar rivolse uno sguardo indifferente al sudicio ladruncolo ed aggiunse: << Bene! Minos portalo pure nella cella numero 5. Una notte con Anchille, il cane a tre teste, gli farà passare la voglia di riprovarci una seconda volta.>>.
<< E poi ? >>, chiese l’uomo.
<< E poi lo rilasceremo.>>.
<< Che cosa ?! Come potete compiere una nefandezza simile ? Questo che avete di fronte è un vero criminale! Si merita un pena esemplare per ciò che ha fatto.>>, rispose il giovane torvo in volto.
<< Mi dispiace, signore! Ma abbiamo fin troppi carcerati nella nostra prigione. Non abbiamo più spazio neanche per i topi della mensa. Se vuole può risolvermi lei il problema del sovraffollamento.>>.
<< Questo è un oltraggio! >>.
<< La prego! Se ne vada. Come vede abbiamo questioni più urgenti da risolvere.>>.
<< No! Resterò qui fin quando non avrò ottenuto ciò che voglio.>>.
<< MINOS! >> gridò Gunnar.
Il minotauro si avvicinò, ma l’uomo lo arrestò alzando il braccio verso di lui: << Se oserà ancora fare un passo in avanti, le lancerò un incantesimo che le farà passare la voglia di prendermi a calci nel sedere!>>. Minos si fece allora bianco in volto. Se c’era qualcosa che poteva impaurirlo quella era proprio la magia.
<< Oh ma insomma! >>, replicò Brage, << Se ne vuole andare sì o no ?! >>.
Il ragazzo lo guardò accigliato, ma prima che potesse compiere qualche altra stupidaggine, mi feci avanti cogliendo al volo l’occasione.
<< Fermi! >>, urlai. Il giovane sembrò ascoltarmi ed abbassò il braccio. Poi io mi rivolsi al mio capo: << Senti mi occupo io di lui.>>.
<< Davvero ?! >>, Gunnar mi osservò sbalordito.
<< Sì! Compilerò un bel rapporto e butterò in gattabuglia il mezzelfo, così che tu potrai tornare tranquillamente ai tuoi sollazzi. A patto che però mi concedi l’opportunità di aprire una nuova indagine.>>.
<< Che cosa ?! Neanche tra un milione di anni! >>.
<< Oh andiamo Gunnar! Ti sto offrendo la possibilità di toglierti senza conseguenze una fastidiosa seccatura. Così saremmo tutti quanti felici.>>.
Brage mi lanciò uno sguardo torvo, tamburellando con le dite grassocce sulla scrivania. Non poteva far altro che accettare: << Oh e va bene! Affare fatto. Ma se troverò un solo giornalista fuori dalla porta del mio ufficio, allora sai in un mare di guai, Selene! >>.

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<< Selene. In latino significa luna. Bel nome!>>, disse il giovane stregone seduto di fronte a me.
Lo guardai indifferente ed aggiunsi: << Sono circa 15 minuti che stiamo discutendo sul nulla. La prego mi esponga chiaramente come sono andati i fatti.>>.
Il ragazzo accennò un lieve sorriso: << Ma cosa vuole altro che le dica ? Il mezzelfo è spuntato da un vicolo. Mi ha preso il portafoglio ed ha provato a scappare, ma io l’ho fermato. Più chiaro di così non si può!>>.
Emisi un sospiro di esasperazione e gli chiesi: << A che ora è avvenuto il furto ? >>.
<< Alle 14.30.>>.
<< Quanto denaro aveva con se ? >>.
<< Circa 500 euro.>>.
<< E come mai aveva una simile somma in tasca ? >>.
<< Sono un affittuario. Discendo da una famiglia molto ricca e sfrutto le mie proprietà per dare casa a chi ne ha bisogno.>>.
<< Un gesto davvero nobile! Comunque vedo che le vostre affermazioni corrispondono alla verità. Ho avuto modo di costatare che siete l’ultimo erede della gens Somnium o qualcosa di simile.>>, dissi leggendo un documento posto sulla mia scrivania.
<< Sì esattamente! Io sono Alessandro Ottaviano Massimo della gens Somnium, ma tutti mi chiamano Alex.>>, si presentò lui mentre un ghigno si disegnava sul suo volto.
<< Bene! >>, risposi annotando quanto Alex stava dicendo, << Ed allora come ha fatto bloccare il ladro ? >>.
<< Senta che ne dice di continuare questo discorso in una diversa sede ? Mi piace parlare con lei, però questo posto mi sembra fin troppo informale. Che dice di andare a prendere insieme una tazza di cioccolata calda questo sabato pomeriggio ? >>.
Io lo osservai sorpresa e mi immobilizzai sul posto. L’unica cosa che fui in grado di pronunciare fu: << Come ?! >>. Non ero abituata agli uomini che mi invitavano ad uscire. All’epoca non conducevo molta vita sociale. Catreo apparve proprio in quel momento. Allora doveva aver udito la nostra conversazione, poiché mi spuntò da dietro le spalle e disse: << Lei accetta molto volentieri! >>.
<< Bene! >>, rispose Alex.
<< Cosa ?! No! >>, replicai.
<< Oh andiamo, Selene! Stai sempre a lavorare. Concediti una pausa ogni tanto.>>, insistette Catreo. Lo osservai accigliata. Il medico centauro aveva sempre la tendenza a ficcare il naso negli affari degli altri.
<< Allora è deciso.>>, intervenne Alex, << Ci troviamo alle 16.00 in punto davanti al Bar Mezza Luna.>>, ed alzandosi si diresse verso l’uscita.
Allora io mi voltai verso Catreo: << Ma cosa ti è venuto in mente ? >>.
<< Non fare quella faccia. >>, disse il centauro, << Sappiamo entrambi che è da sempre che desideri una cosa simile.>>.

-

Il sole era calato da parecchie ore ormai ed io e Catreo camminavano sulle rotaie della stazione Tiburtina avvolti dall’oscurità. Con delle torce in mano tentavamo di farci strada nel buio. Misi una mano in tasca e le mie dita incontrarono il mandato che Gunnar mi aveva firmato per eseguire l’indagine. Ero soddisfatta di quello che avevo fatto e non vedevo l’ora di risolvere la matassa di quel mistero. In breve tempo raggiungemmo il luogo in cui era stato trovato il cadavere del fauno.
<< Ci siamo!>>, dissi eccitata.
<< Perché siamo dovuti venire qui proprio di notte ? >>, affermò Catreo irritato.
<< Preferisci essere visto in pieno giorno da una folla di mortali ?! >>, ribadii mentre mi chinavo a terra. Con la mia torcia illuminai la ghiaia della ferrovia sporca di sangue. Era quello il punto in cui Silvano Buonora era morto. Mi guardai attorno e le immagini dell’agghiacciante visione, che avevo avuto pochi giorni prima, tornarono alla mia mente. Tentai di scacciarle ed incominciai ad annusare l’aria.
<< Sento ancora quell’odore.>>, aggiunsi.
<< L’odore di cosa ? >>, chiese il mio amico.
<< Di muschio.>>. Provai a comprendere da dove mai venisse quel fresco profumo, quando mi accorsi che affianco alla macchia di sangue represso vi era un alone verde.
<< Ecco proviene da qui! >>, dichiarai.
Catreo si avvicinò a sua volta ed esaminò attentamente la traccia vegetale. Dopo alcuni istanti esclamò: << Accidenti! Questo qua è muschio selvatico appenninico della Bruma.>>.
<< E allora ? >>.
<< E allora ?! E’ un ingrediente fondamentale per il Distillato di Petosiris.>>.
<< Il distillato di chi ?! >>.
<< Di Petosiris! E’ una sorta di pozione, che gli idioti emarginati socialmente assumono. L’elisir dona loro l’illusione che gli altri li considerino popolari. Ma il suo effetto è di breve durata, perciò in molti lo richiedono costantemente. E’ considerato come una droga, che crea un elevata dipendenza, e la sua diffusione è vietata. Nonostante questo però parecchi spacciatori la vendono al mercato nero.>>. Rimasi ad ascoltarlo attentamente in silenzio. Catreo era il miglior medico legale della Comunità Magica. Sapeva bene quello che diceva. Se non fosse stato per lui non sarei mai entrata all’Accademia. << La domanda che dobbiamo porci a questo punto è, perché la macchia di muschio si trova vicino al sangue del fauno ? >>.
<< Beh non ci vuole molto per capirlo. Silvano Buonora spendeva i suo soldi nell’acquisto del distillato e forse non era il fauno felice che pensavamo che fosse. >>, risposi. Feci allora un profondo respiro ed aggiunsi: << Voglio che mi cerchi qualche informazione riguardo la vita della nostra cara vittima. Dove andava abitualmente, che persone frequentava. E magari chiedi a Brage di tirare fuori qualcosa sugli spacciatori che circolano in città. Mi occuperei personalmente della cosa, ma a causa tua ho un impegno improrogabile.>>.
Catreo scoppiò in una fragorosa risata: << Ma di cosa ti lamenti ?! Ti ho offerto l’occasione di divertirti un po’. E’ tempo che tu abbandoni questo tuo atteggiamento da stacanovista per spassartela.>>.
<< Se lo dici tu! Comunque sappi che la pagherai cara per tutto questo.>>.
-
Il Bar Mezza Luna era posto lungo la via principale del Foro, il quartiere magico della capitale. Erano le quattro meno cinque ed io mi trovavo già all’interno del locale. Ero solita arrivare sempre in anticipo. Non so bene per quale motivo mi ero voluta far immischiare in tutta quella faccenda. Non era da me. Inoltre non mi aspettavo nulla di eclatante. Eppure ero agitata ed entusiasta come una tredicenne al suo primo appuntamento.
Alle 16 in punto la porta del locale si aprì e Alex fece il suo ingresso nel bar. Ci salutammo scambiandoci degli innocui sorrisi, poi lui si sedette di fronte a me. Ordinammo due cioccolate ad una fata cameriera ed in breve tempo fummo avvolti dal dolce odore del cacao.
<< Lo sai che sei davvero bella con questo vestitino azzurro!>>, mi disse.
Io risposi mentre le mie guance diventarono rosse: << Grazie! >>. Non avevo mai ricevuto molti complimenti. Per nascondere il mio imbarazzo sollevai la tazza per bere la mia cioccolata. Alzai lo sguardo verso di lui e mi persi nei suoi occhi chiari. Dei brividi percorsero allora il mio corpo e il mio stomaco si esibì in mille capovolte. Non sapevo bene cosa mi stesse accadendo, ma non mi dispiaceva.
Nel tentativo di riprendere il controllo di me stessa chiesi: << E quindi tu saresti un mago ? >>.
<< Diciamo di sì! Ma non ho mai messo molto in pratica i miei poteri. Solo il minimo indispensabile.>>, spiegò Alex.
Risi: << Neanche io! A parte le mie visioni, non ho sviluppato altre eccezionali capacità.>>.
<< Ah sei una veggente! Interessante! >>, e mentre sorseggiava la sua bevanda, mi lanciò un ammiccante sorriso.
A disagio cercai di evitare il suo sguardo, quando l’occhio mi cadde su un libro dalla copertina surreale, posto nella borsa a tracolla di Alex ed appesa alla sua sedia.
<< Wow! Non sapevo che ti piacesse “ L’Interpretazione dei Sogni” di Sigmond Freud ? >>, chiesi.
<< Oh già! Orami è da qualche settimana, che lo sto leggendo. Non è male. Sarà stato scritto da un mortale, ma lui sapeva bene quello che diceva.>>.
Continuammo a dialogare per ore ed ore, scoprendo cosa avevamo in comune e cosa no. Alla cioccolata seguì poi una cena sfiziosa in uno dei ristoranti più in del Foro. Alex poteva veramente permettersi il meglio. Ma nonostante la sua ostentata disponibilità di liquidi fu una serata indimenticabile. Mi sembrava di essere in un altro mondo. Desideravo che quei momenti non finissero mai. Poi però giunse la fine del mio forse primo ed unico appuntamento. Eravamo sotto il portone della mio palazzo. Con sorriso a quattro denti dissi: << Grazie per la bellissima serata! >>.
<< Non c’è di che! E’ stato un piacere.>>, rispose Alex.
In quel momento i nostri occhi si incontrarono e prima che me ne accorgessi le sue labbra si posarono sulle mie. Il suo bacio era caldo e morbido. Era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Istintivamente inserii le chiavi nella serratura ed aprii la porta. Lui mi spinse verso l’interno ed io lo accolsi cingendolo con le braccia. Non so come arrivammo nel mio appartamento. Tutto quello che ricordo furono lievi sorrisi e parole sussurrate. Poi venni avvolta dalle soffici lenzuola del mio letto e quel venne dopo fu qualcosa di meraviglioso. Trascorsi la notte più incredibile della mia vita. Non avrei mai pensato di incontrare una persona come lui. Mi sembrava di poter toccare il cielo con un dito. Ma il giorno sopraggiunse troppo velocemente. Il mio cellulare mi condusse alla realtà con un netto squillo. Era un messaggio da parte di Catreo. Dal testo sembrava al quanto allarmato:
Ho condotto tutte le ricerche che mi hai chiesto. Avevi ragione. Silvano Buonora non era il fauno benestante che pensavamo. Era soggetto a depressione e faceva uso del Distillato di Petosiris. Ho cercato allora qualche informazione su chi potesse avergli venduto la pozione, e affidandomi alle indagini sugli spacciatori del Foro, ho trovato questa foto.
Aprii allora l’MMS che mi aveva inviato e rimasi senza parole. La foto raffigurava il fauno deceduto consegnare una mazzetta di soldi ad un giovane dai capelli neri e gli occhi chiari. Era Alex. Il messaggio di Catreo si concludeva poi dicendo:
Qualunque cosa accada, ti prego sta attenta. Sarò da te entro breve. Catreo.
Mi alzai allora velocemente dal letto stringendo forte il telefono. Non potevo crederci. In quel momento ogni cosa che avevo visto e sentito giunse alla mia mente come un mare in tempesta. L’espressione di terrore sui volti delle vittime, l’odore fresco di muschio e l’orrenda chimera che mi aveva attaccato nella mia visione avevano una spiegazione. Alessandro Ottaviano Massimo della gens Somnium, detto Alex, era l’assassino.
Nello stesso istante Alex si svegliò. Si mise a sedere sul letto dicendo: << Buongiorno tesoro! Ehi ma perché fai quella faccia ? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!>>.
<< Come puoi spiegarmi questo ? >> dissi cupa mostrandogli l’immagine che lo ritraeva sul mio cellulare.
Alex si fece scuro in volto: << Dove l’hai presa ? >>.
<< Aguzza un po’ l’ingegno, Alex! Sono un poliziotto io.>>, feci una pausa, << Dimmi! Da quanto tempo è che ti sei dedicato allo spaccio di droga ? Immagino che la tua elevata disponibilità di denaro non sia correlata alle tue fantomatiche proprietà immobiliari.>>.
<< Ma che brava! Complimenti veramente, Selene. Non ho mai conosciuto ragazze sveglie come te. A quanto pare so scegliermi bene le mie compagnie.>>, aggiunse applaudendo.
<< Non direi proprio. Alessandro Ottaviano Massimo sei in arresto per l’assassinio di Silvano Buonora, di altre tre creature e per lo spaccio illegale del Distillato di Petosiris!>>, dichiarai.
<< Dal tue parole mi fai passare per un bel cattivone! >>, rise, << Non hai prove per dimostrare tutto questo.>>.
<< Mi bastano la tua foto e la mia visione per incastrarti. Ma non mi ci vorrà molto per trovare un collegamento con gli altri apparenti suicidi.>>.
<< E sentiamo: come avrei fatto ad uccidere tutte questi poveri innocenti ? >>.
<< Semplice! Tu sei la chimera.>>. Per un istante il silenzio calò tra noi due.
<< Incredibile! Mi sorprendi ancora una volta.>>, aggiunse dopo qualche attimo, << Sai in molti pensano che le chimere siano esseri che non possono vivere nel nostro mondo. Si sbagliano e di grosso. I mostri dei sogni non devono essere per forza delle grosse bestie dai lunghi artigli, ma possono anche essere dei semplici umani come me e te. Però hanno l’abilità di entrare nella testa delle persone quando queste dormono, controllandole e plasmandole a loro piacimento.>>.
<< E’ in questo modo che hai ucciso anche la ninfa, l’elfo e il folletto. Sei penetrato nelle loro menti e li hai spinti a suicidarsi.>>.
<< Esattamente! Silvano Buonora ed i suoi amichetti erano degli smidollati. Nonostante avessero tutto, dicevano di non sentirsi amati dagli altri. Così io donai loro ciò di cui avevano bisogno. Le loro richieste divennero però sempre più esigenti, tanto che alla fine entrarono in debito con me. Li introdussi allora nel mio mondo. Se loro mi avessero offerto della nuova clientela, avrebbero potuto ripagarmi di tutta la merce che avevo venduto. Ma ad un certo punto loro decisero di non stare più al gioco. Non potevo far altro che eliminarli. Sapevano troppo. Non mi pento di ciò che ho fatto!>>.
<< Oh! Te ne pentirai eccome, una volta che ti avrò messo dietro le sbarre di una prigione! >>.
<< Non se prima io ti conduca nell’al di là! >>, e alle sue parole la mia stanza scomparve. Venni condotta in una dimensione in cui non si poteva distinguere il cielo dalla terra. Mi voltai verso Alex, ma lui si scagliò verso di me nei panni della chimera. Mi gettai di lato ed una volta in piedi corsi via. Tentai di seminarlo, ma la bestia era fin troppo veloce. Mi guardai intorno, cercando di capire dove fossi. Abbassai lo sguardo e mi accorsi che stavo correndo nel vuoto. Dovevo essere all’interno della mia testa. Alex si stava facendo burla delle mie fobie e paure. No! Non glie lo avrei permesso. Chiusi gli occhi e provai di tornare indietro.
All’improvviso il chiasso indistinguibile della piazza del Foro mi circondò. Mi affacciai sul mondo e mi accorsi di essere sul bordo di un palazzo. Mi trovavo a qualche metro di altezza. Se mi fossi spinta più avanti sarei caduta.
<< Selene! Sei mia. Non puoi più scappare! >>, gridò Alex alle mie spalle con la sua voce cavernosa da chimera. Il mostro con uno scatto felino saltò verso di me. Spaventata raccolsi alla mia destra un tubo di ferro appuntito per difendermi. Poi sentii il peso della bestia piombarmi addosso. Allo stesso tempo il metallo affilato penetrò nel corpo della chimera. Sbalordita guardai la creatura in faccia. Ma al suo posto non c’era più l’orrendo muso del predatore di sogni. Davanti a me vidi il viso di Alex dilaniato dal dolore. Le pupille erano spalancate a fissare il vuoto. Del sangue fuoriuscì dalla sua bocca, mentre esalava l’ultimo respiro. Lo osservai allibita, tentando di sostenere le sue membra. Lo ghermii con le braccia. Il cuore mi batteva a mille. Abbassai il capo e piansi ininterrottamente.

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